Brik Font: il designer Craig Ward e la ricerca del font Lego perfetto

È sempre stimolante imbattersi nei progetti paralleli di coloro che eccellono nel proprio campo di attività. Dà l’impressione di poter accedere a una dimensione più intima e umana, meravigliosamente imperfetta, spogliata dell’aura del successo e desiderosa di uscire dalla propria “zona di conforto”, lontano da attestati incorniciati, targhette sulla porta, qualifiche e bacheche piene di premi.
Chi si lancia in iniziative del genere, sotto l’unica guida della curiosità e della genuina passione, sente il bisogno di cambiare le regole e di scriverne di nuove, ed è esattamente con questo spirito che un designer acclamato come Craig Ward si è alzato dalla scrivania, si è messo comodo sul pavimento, ha tirato fuori i mattoncini Lego e ha cominciato a “giocare”.

«Uno sciocco e simpatico Slab Serif a 14 righe»
(courtesy: Craig Ward)

Britannico ma di base a New York, Ward ha lavorato per diverse agenzie londinesi prima di volare oltreoceano e sedersi per due anni sulla poltrona di capo del dipartimento design di Grey, storica agenzia di comunicazione con filiali in tutto il mondo.
Rimasto nella Grande Mela, nel 2011 ha fondato un proprio studio, al contempo entrando e uscendo da alcune delle più grandi aziende globali per lavorare al rilancio di un marchio (Aesop), al rinnovamento delle “brand guidelines” (Wall Street Journal), al lancio di nuovi progetti (Verizon). Tutto questo mentre scriveva libri — Popular Lies About Graphic Design, vendutissimo, è ormai introvabile nella versione cartacea —, disegnava il carattere tipografico della divisa della nazionale inglese e faceva incetta di premi.

Qualche tempo fa Ward ha deciso di concedersi un passatempo, o meglio, quella che lui chiama «una bella distrazione che ha un’atmosfera molto zen».
Il progetto si chiama Brik Font e consiste nello studiare e realizzare caratteri tipografici utilizzando, appunto, i mattoncini Lego.

«Il progetto Brik Font è guidato dall’idea che la creatività prosperi nelle restrizioni — e penso che il sistema Lego rientri chiaramente ed evidentemente in questo concetto. Quasi tutto l’immaginabile è stato in qualche modo creato coi Lego, ma le sottigliezze e le sfumature del design dei caratteri spesso lottano con la “risoluzione” dei mattoncini — curve e tratti diagonali in particolare — quindi la mia è una specie di ricerca per trovare il carattere Lego perfetto, introducendo nel processo le mie conoscenze di type designer».

«B sta per Blackletter. Nello stile di Textura se vogliamo essere specifici. Questi sono una specie di caratteri modulari “vecchia scuola”, con lettere suddivise in tratti costantemente replicabili per aiutare con la copia a mano di manoscritti e testi prima che arrivasse la macchina da stampa»
(courtesy: Craig Ward)
«Helveticish…? O qualcosa del genere? Lavorando a uno Swiss sans che mantenga le proporzioni dell’Helvetica Neue Light»
(courtesy: Craig Ward)

Sottotitolato proprio “The quest for the perfect Lego typeface”, cioè “la ricerca del perfetto carattere Lego”, Brik Font è diventato una piattaforma di gioco e di sperimentazione, che Ward ha aperto anche a chiunque voglia partecipare. E oltre all’aspetto ludico e di indagine c’è pure la componente emotiva e nostalgica dello staccarsi dallo schermo per fare qualcosa di fisico, tattile, analogico: «Mi ricorda quando componevo manualmente i caratteri mobili, cosa che facevo spesso dopo la laurea» spiega il designer, che posta via via su Instagram i risultati.
«Al momento non sono sicuro al 100% di cosa potrebbe essere considerato un successo, per il progetto» dice, «se sia il fatto che qualcosa funzioni nonostante le restrizioni o se invece si tratti dell’abbracciare e celebrare le restrizioni in sé. Ad ogni modo è roba divertente, da nerd, è c’è modo di apprendere qualcosa mentre lo si fa, o perlomeno così spero!».

Per quanto riguarda l’obiettivo finale, Ward non è certo che ce ne sia davvero uno. Rivela, tuttavia, che gli piacerebbe creare un alfabeto Lego: un vero set, venduto nei negozi, che offra a chi lo usa una sensazione simile a quelle che dà la composizione di caratteri mobili in legni, da organizzare e riorganizzare in tanti modi.
«Ma prima» conclude, «devo creare degli alfabeti originali che siano davvero validi».
Intanto, però, ha prodotto delle stampe dei lavori realizzati finora (in vendita su Society6) e le istruzioni per creare alfabeti coi mattoncini (su Etsy).

«Una rapida “&” di due linee usando il sistema Lego Dots»
(courtesy: Craig Ward)
Il template per creare l’alfabeto minimal a due linee con il sistema Lego Dots
(courtesy: Craig Ward)
«Studio del ridimensionamento della “H”, ispirato al poster “Helvetica 60” di Mark Bloom»
(courtesy: Craig Ward)
(courtesy: Craig Ward)
«Il mio primo alfabeto completo è questo Condensed Sans a 10 linee»
(courtesy: Craig Ward)
Il poster con le istruzioni per ricrearlo
(courtesy: Craig Ward)
Garamond Display Light
72pt anti-aliased lowercase g
(courtesy: Craig Ward)
(courtesy: Craig Ward)
Helvetica Neue Light e Bold anti-aliased a 36pt
(courtesy: Craig Ward)
«Un g minuscola a 36pt anti-aliased del carattere “Voyage” dei talentuosissimi Violaine & Jérémy»
(courtesy: Craig Ward)
Le istruzioni per un Legofont Stencil a 5 linee
(courtesy: Craig Ward)
Le istruzioni per un Legofont Serif Condensed a 15 linee
(courtesy: Craig Ward)
Il poster “Vormgevers” di Wim Crouwel, del 1968
(courtesy: Craig Ward)
Il “New Alphabet” di Wim Crouwel
(courtesy: Craig Ward)
«Questa è per le colleghe e i colleghi designer nerd… La copertina di Domus del febbraio 1958»
(courtesy: Craig Ward)
«Quell’atmosfera anni 2000… Non c’è designer che eserciti che non abbia subito in qualche modo l’influenza di The Designers Republic™»
(courtesy: Craig Ward)
(courtesy: Craig Ward)
(courtesy: Craig Ward)
Un messaggio

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