Cresciuto a Marsiglia in una famiglia di mercanti di vino, Paul Ricard fece la sua grande fortuna grazie al pastis. Imparò a realizzarlo da un vecchio pastore e in seguito raffinò la ricetta. Attorno a questa costruì, a partire dal 1939, un impero industriale nel campo degli alcolici, che nel 1975 si fuse con quello del suo grande rivale Pernod, andando a creare il colosso Pernod Ricard che conosciamo oggi.
Nel 1950, quando era già uno dei più ricchi industriali di Francia, Ricard acquistò una piccola isola disabitata: Bendor, al largo della Costa Azzurra, tra Nizza e Marsiglia. Su una superficie di appena sette ettari (fino a quel momento abitata, narra la leggenda, da una sola pecora), fece costruire una villa e alcune strutture per ospitare famiglia e amici. Negli anni l’isola divenne meta del cosiddetto jet-set, e oggi chi vi arriva trova un hotel, degli appartamenti, diversi ristoranti, negozi, un villaggio di artisti, una galleria d’arte e due musei: uno è il museo del materiale pubblicitario della Ricard e l’altro, aperto nel 1958, è la Mostra Universale di Vini e Liquori, o EUVS, che raccoglie più di 8000 bottiglie da tutto il mondo, bicchieri, etichette, vecchi menu, e numerosi libri di mixologia, alcuni anche molto rari e risalenti addirittura al ‘700.
Nonostante il museo sia aperto solo da giugno a settembre, in occasione della stagione turistica dell’isola (che ha anche una “gemella”, Embiez, acquistata da Ricard nel ’58: insieme sono Les Îles Paul Ricard), la preziosissima biblioteca dell’EUVS è stata in parte digitalizzata e messa online qualche anno fa. Qui si può accedere al catalogo ed è possibile sfogliare online ciascun volume, nonché scaricare gratuitamente gran parte di essi, sebbene non ad alta risoluzione.
«Per le nuove generazioni di bartender questi rari volumi, sono finanziariamente fuori portata. Tuttavia, queste fonti di ricerca sono cruciali per lo sviluppo della carriera e l’ispirazione creativa, nonché per l’avanzamento personale in una professione che ha riscoperto un giustificato senso di orgoglio» sta scritto sul sito del progetto.
Il più antico tomo finora digitalizzato è il francese Le parfait limonadier, risalente addirittura al 1705, mentre il più recente è la terza edizione dell’argentino Manual del bar, del 1980. In mezzo ci sono libri strepitosi, e alcuni di essi sono particolarmente interessanti non solo dal punto di vista “baristico” ma anche nell’ottica della grafica e del lettering, specialmente per quegli esemplari dati alle stampe tra la fine dell’800 e i primi tre decenni del ‘900, tra influenze Art Nouveau, Art Déco e futuriste.
P.S. Nella collezione ci sono anche alcune opere italiane. Soprattutto una: l’affascinante Mille Misture, di Elvezio Grassi, datato 1936, notevole anche per le decorazioni delle lettere che introducono i capitoli. Di recente ne è stata pubblicata una nuova edizione da Sandit Libri.
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