Era l’11 gennaio del 1968 quando un uomo di Los Angeles, un certo Frank L. Crow, entrò nell’ufficio brevetti e presentò la sua invenzione: un alto piedistallo con tre piattaforme e una molla in cima, in modo tale da poterlo fissare tra pavimento e soffitto. All’idea diede anche un nome: Cat Tree.
Era nato il primo tiragraffi — conosciuto anche come albero per gatti, torre per gatti, parco di divertimento per gatti — che da allora è stato prodotto in tutte le forme e dimensioni, fino alle versioni più folli, che assomigliano a sculture, a villaggi nella giungla, a città spaziali progettate da pazzi.
«L’invenzione fornisce una risposta ai problemi che sono comunemente affrontati dai proprietari di gatti che stimano i loro animali domestici al punto da ospitarli all’interno della propria abitazione invece di tenerli all’esterno. Principalmente, tali problemi includono (1) il danneggiamento della tappezzeria con graffi prodotti da unghie affilata e (2) l’arrampicata dei tendaggi, ecc.», scrisse Crow nel modulo di brevetto, elencando poi le caratteristiche e gli usi del suo “albero”.
- Sarà un attraente accessorio decorativo e potrà essere coordinato in base al colore con le decorazioni della stanza;
- fornirà una superficie da artigliare di massimo appeal per un gatto;
- fornirà una struttura di arrampicata di alto fascino e una buona capacità di esercizio, soddisfacendo le esigenze dei gatti di arrampicarsi e sedersi su un trespolo elevato;
- proteggerà di conseguenza i mobili imbottiti e la moquette dai danni delle unghie;
- le superfici imbottite facilitano le attività di arrampicata;
- la disposizione delle piattaforme a gradini facilita i movimenti da una piattaforma all’altra;
- con piattaforme che è possibile regolare in altezza e spaziatura verticale, a seconda delle dimensioni e dell’età di un gatto che usa l’albero;
- fornirà una struttura per giocare, nutrirsi e dormire così come artigliare;
- fornirà un supporto a cui attaccare facilmente i giocattoli sospesi;
- è sezionale e prontamente assemblato e smontato per la spedizione, lo stoccaggio, ecc.
- non richiede chiodi, viti o simili per la sua installazione;
- occupa solo un’area circolare di 20 pollici di diametro;
- le coperture della piattaforma possono essere facilmente sostituite;
- Utile per funzioni alternative come il supporto di portacenere, reggilibri, libri, soprammobili, ecc.
Onore a Crow — del quale non abbiamo altre informazioni e che mi auguro sia diventato ricco e abbia costruito perlomeno una villa per ospitare migliaia di gatti e di tiragraffi — per aver pensato anche alle funzioni alternative, sebbene chi li vende, oggigiorno, non ne faccia menzione.
Particolarmente brutti in ambito domestico, e di utilità discutibile (ne ho avuto uno e il mio gatto si è annoiato dopo un paio di giorni, tornando a graffiare cose più divertenti come i rotoli di carta igienica, le tende, le sedie e il divano), i tiragraffi fanno però la loro scena come co-protagonisti degli scatti “still life” della fotografa svizzera Pascale Weber.
Laureata presso la Schule für Gestaltung di Berna e specializzata in nature morte, Weber collabora con riviste e aziende. Un paio di anni fa ha cominciato a lavorare alla serie Katzenbäume, che è prima diventata un calendario, poi è stata selezionata per il vfg Young Talent Award for Photography e infine è diventata un libro, For Cats Only, pubblicato dall’editore tedesco Hatje Cantz.
Il libro — 72 pagine e svariati gatti appesi, acciambellati, appostati, adunghianti — è stato curato da Nadine Barth e progettato, per la parte grafica, da Michael Satter. Si acquista online sul sito dell’editore.
