Cosa c’è nella mente dei mostri?

Dal 2014, di tanto in tanto, partecipo a un progetto che si chiama Scelte di classe e consiste nella pubblicazione, ogni anno, di un catalogo pensato per bibliotecari, insegnati ed educatori, che raccoglie i migliori libri per bambini e ragazzi usciti nell’anno precedente, ciascuno raccontato da una scheda critica con commenti, percorsi tematici e spunti di discussione1.

La prima volta che ho preso parte all’iniziativa si faceva un gran parlare di un libro in particolare, Zoottica, che mostrava il modo in cui alcuni animali vedono il mondo. Non appena ebbi modo di sfogliarlo, me ne innamorai. Tra quelle pagine si percepiva la rara capacità di combinare un approccio scientifico alla dimensione fantastica indispensabile per invitare i bambini a scoprire il mondo attraverso le pagine di un libro.
L’autore dell’opera, il francese Guillaume Duprat, utilizzava finestrelle a forma di maschera che, una volta aperte, davano informazioni e svelavano illustrazioni con il punto di vista — inaspettato e soprendente — dei vari animali.

Guillaume Duprat, “Nella mente dei mostri”, L’Ippocampo, settembre 2019 (foto: Frizzifrizzi)

L’uso di strategie cartotecniche in funzione narrativa e informativa è una caratteristica dell’opera di Duprat, evidente, ad esempio in un capolavoro come Il libro delle terre immaginate — vincitore, nel 2009, del premio della Fiera internazionale del libro per ragazzi di Bologna nella categoria non fiction e del Premio Andersen come miglior libro di divulgazione —, nel già citato Zoottica e in Universi – Dai mondi greci ai multiversi, tutti pubblicati in Italia da L’Ippocampo Editore.

Di finestrelle è pieno anche Nella mente dei mostri — nuovo albo di Duprat per i tipi de L’Ippocampo — ma finestre che si aprono, appunto, sui pensieri di esseri spaventosi che arrivano dalla letteratura, dalle leggende e dal cinema. C’è il Kraken, che giura vendetta contro gli uomini che hanno massacrato sua moglie e i suoi figli. C’è, il cane Cerbero, dalle tre teste e dalle personalità multiple. Ci sono Polifemo, stordito dal vino, e lo Yeti, impaurito da un orso.
E poi Frankenstein, King Kong, ma anche creature delle mitologie e delle credenze popolari dell’Oriente e dell’America del Sud.

Ritratto da Duprat, ogni mostro è accompagnato da un breve testo che ne racconta la storia. E se alla fine non si finisce sempre per simpatizzare per quelli che solitamente vengono dipinti come terribili e malvagi, si arriva comunque a provarne empatia, ritrovandosi nelle emozioni che passano per le loro teste verdi, viscide, deformi, o pelose.
Potessimo aprire finestrelle pure per vedere nelle menti di chi consideriamo altri rispetto a noi, forse il mondo non sarebbe così pieno di intolleranza.

Guillaume Duprat, “Nella mente dei mostri”, L’Ippocampo, settembre 2019 (foto: Frizzifrizzi)
Guillaume Duprat, “Nella mente dei mostri”, L’Ippocampo, settembre 2019 (foto: Frizzifrizzi)
Guillaume Duprat, “Nella mente dei mostri”, L’Ippocampo, settembre 2019 (foto: Frizzifrizzi)
Guillaume Duprat, “Nella mente dei mostri”, L’Ippocampo, settembre 2019 (foto: Frizzifrizzi)
Guillaume Duprat, “Nella mente dei mostri”, L’Ippocampo, settembre 2019 (foto: Frizzifrizzi)
Guillaume Duprat, “Nella mente dei mostri”, L’Ippocampo, settembre 2019 (foto: Frizzifrizzi)
Guillaume Duprat, “Nella mente dei mostri”, L’Ippocampo, settembre 2019 (foto: Frizzifrizzi)
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