Come se non fossero bastate la prima guerra mondiale e l’influenza spagnola, che insieme fecero decine di milioni di vittime, tra il 1915 e il 1920 si diffuse — prima in Europa e poi nel resto del mondo — un’epidemia di encefalite letargica, o malattia del sonno, una pericolosissima infiammazione dell’encefalo caratterizzata da sintomi simili a quelli del morbo di Parkinson, da sonno profondo giorno e notte e da bulbi oculari bloccati.
Il grande medico e scrittore Oliver Sacks ebbe modo di lavorare, negli anni ’60, con alcuni dei sopravvissuti all’epidemia, provando a trattarli con un farmaco nuovo (per l’epoca), la L-Dopa. Sacks descrisse la sua esperienza in un saggio, Risvegli, considerato non soltanto un capolavoro della letteratura medico-scientifica ma della letteratura tout court (dall’opera è stato anche tratto un film con Robert De Niro e Robin Williams).
Tra i casi descritti nel libro, c’è quello di Rose, che fu una delle ultime vittime dell’encefalite.
«Il 1926, dunque, fu l’ultimo anno in cui essa visse veramente», scrive Sacks, che dai racconti dei parenti ricostruì quello che le accadde. «Fece una serie di sogni tutti imperniati su un tema centrale: sognò di essere prigioniera in un castello inaccessibile, e questo castello aveva la stessa struttura e la forma di lei stessa; sognò di incantesimi, di fatture, di fascinazioni; sognò di essersi trasformata in una statua di pietra vivente e senziente; sognò che il mondo si era fermato; sognò di essere caduta in un sonno così profondo che nulla poteva svegliarla; sognò di una morte che era diversa dalla morte».
Il giorno dopo i parenti non riuscirono a svegliarla e notarono che era immobile. Il suo sogno era divenuto realtà.
La storia di Rose — affascinante e terribile — ha ispirato alla giovane animatrice e illustratrice austriaca Kathrin Steinbacher un cortometraggio, che si intitola The Woman Who Turned Into A Castle ed è stato presentato in diversi festival, vincendo anche qualche premio.