In punta di penna: Andrea Pescio

Interviste ad artisti della Bic

Il modello della Bic Cristal è identico dal 1955. La Bic quattro colori è invece del 1970, mentre il logo delle Bic, l’omino con la testa di biglia, è del 1961, creato dal Raymond Savignac.
Parlando invece degli artisti della Bic, pensavo di averli esauriti con l’ultima intervista, ma da quando ho cominciato a seguirli, ogni giorno ne scopro un paio che non conoscevo.
Oggi è il turno di Andrea Pescio.

(courtesy: Andrea Pescio)

Ciao Andrea, raccontaci un po’ di te, chi sei, cosa fai, da dove vieni?

Sono piemontese, nato a Novara nel febbraio del 1972, città nella quale vivo e lavoro.
Sto tentando di fare l’artista di professione, sviluppando le tecniche pittoriche acquisite e sperimentate negli anni precedenti.
Mi sono formato scolasticamente presso il Liceo della mia città e successivamente frequentando i corsi di pittura dell’accademia di Brera, approdando quasi subito nel mondo del lavoro, inteso, come applicazione mediata ed adeguata alla decorazione di tessuti, mediante tecniche pittoriche realizzate esclusivamente a mano.
Il principio di unicità, presentata e riconosciuta come cifra di valore, in un circuito come il prêt-à-porter europeo, richiesta dagli uffici stile, è ciò che ha contraddistinto gli anni della mia formazione.
Oggi mi dedico principalmente all’arte, collaboro occasionalmente con blasonate case editrici nazionali, come illustratore, principalmente in occasione di importanti antologie editoriali.

A differenza di altri artisti della Bic, tu non utilizzi questo strumento in modo esclusivo. Vedo dal tuo sito che lavori anche ad acquerello?

L’acquarello è la tecnica che meglio soddisfa l’esigenza cromatica che ogni tanto ricerco, avendo a disposizione una paletta colori quasi sconfinata. Alcuni lavori realizzati con la penna a Bic nascono e si sviluppano da precedenti studi realizzati ad acquarello. Poi mi accorgo, il più delle volte, dopo un po’ di tempo, che alcuni di loro possono funzionare autonomamente, come si usa dire “hanno le gambe”. Da qui una serie andata in mostra in un luogo insolito per l’arte, ma denso di fascino e luminosità come il mitico Molino Stucky alla Giudecca. Una mostra dedicata alle vie d’acqua che attraversano e circondano la città, densa di suggestioni letterarie.
Utilizzo diverse tecniche, il più delle volte circoscritte ad applicazioni artistiche differenti, principalmente utilizzo la carta, la tela, la juta, adeguatamente preparate.
Possono capitare incursioni di media diversi su un unico supporto, perché funzionali al tentativo espressivo.

(courtesy: Andrea Pescio)
Andrea Pescio, “Europe summer park”, penna Bic su tela, 2014
(courtesy: Andrea Pescio)

Quando hai cominciato a usare la Bic e in base a cosa la utilizzi per disegnare?

Nei primi anni Duemila, su richiesta, ho presentato, e successivamente realizzato, un progetto decorativo per la “linea uomo” di una nota casa di moda internazionale. Ho potuto così sviluppare una primissima applicazione del “media Biro”, intuendo ed accettando così sia i limiti che le potenzialità dello strumento.

I tuoi soggetti a Bic sono mediamente piuttosto grandi. Quanto tempi impieghi per completare un’opera? E soprattutto quante bic?

Incuriosito proprio dalle potenzialità dello strumento Bic, e dopo aver vagliato l’utilizzo, non solo in campo artistico, dal mio corregionale Alighiero Boetti, fino ai tempi più recenti, ho cominciato a sperimentare l’utilizzo della penna così come se utilizzassi un tradizionale strumento pittorico, adeguando la gestualità all’oggetto in questione.
Le dimensioni importanti mi parevano inizialmente le più adeguate.
Il tempo, come concetto in sé, l’ho sempre trovato affascinante. Il tratteggio misurato o il tratto più vigoroso, rapportati ai micron dell’ugello Bic, possono essere il degno segno di un’unità di misura temporale, purtroppo la razionalizzazione del concetto si è imposta come calcolo obbligato per definire la compiutezza del tentativo artistico.
Per le opere di maggiori dimensioni posso impiegare anche dei mesi.
Il numero di penne impiegate lo misuro in scatole.

Andrea Pescio, “Studio per cavalleria volante”, penna Bic su tela, 150 x 230 cm, 2015
(courtesy: Andrea Pescio)
(courtesy: Andrea Pescio)
Andrea Pescio, “E.C.”, penna Bic su tela, penna Bic su tela, 210 x 330 cm, 2007
(courtesy: Andrea Pescio)

Un’altra cosa che ti distingue dalla media degli artisti che ho incontrato finora è il fatto di utilizzare le Bic di tutti i colori, tutte insieme. Come lavori in questo senso? E in più generale che cosa ti dà la penna a sfera rispetto ad altri strumenti, o tipi di colori?

L’utilizzo di tutti i colori risponde all’approccio citato precedentemente, che presto nei confronti dello strumento Bic, usato come se utilizzassi dei pennelli. L’esigenza cromatica, nelle sue variazioni, risponde da sempre alla materia dell’arte. Sebbene la gamma cromatica Bic sia di per sé limitata, non esclude che la miscelazione tra gli inchiostri possa offrire delle sorprese interessanti o semplicemente dei suggerimenti cromatici.
Rispetto ad altri strumenti l’immediatezza della penna rifugge dai ripensamenti di colei o colui che l’adopera, ciò che viene segnato sulla superficie rimane. Paradossalmente risulta essere tra i più trasparenti strumenti d’arte possibili, ripensamenti compresi.

Come vendi le tue opere? Vendi gli originali o fai stampe? Lavori su commissione?

Lavoro da anni con una galleria torinese. Le piattaforme, le mostre, le fiere, la presenza a manifestazioni internazionali possono essere di aiuto.
Non ho mai avuto nessuna richiesta di vendere delle stampe, operazione che vedo principalmente legata all’illustrazione. Esiste già l’editoria ad occuparsi di ciò, oppure la media o grande distribuzione. Ho lavorato su commissione da sempre, ma con le penne è un’esperienza da ponderare con attenzione.

(courtesy: Andrea Pescio)

Andrea Pescio nasce a Novara, Piemonte, Italia nel 1972. Si diploma nella sua città, al liceo Artistico “Felice Casorati” e successivamente frequenta il corso di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera Milano.
Per anni ha lavorato come ideatore e decoratore di tessuti, collaborando con famosi brand di moda italiani e europei.
Nel 2009 ha esposto la sua prima mostra personale, a Biella. Da allora è stato protagonista di molte mostre personali e collettive, in Italia e all’estero.
Ha disegnato tavole a chine inserite in opere letterarie pubblicate da Mondadori, Utet e Lazzarelli.
Vive e lavora a Novara.

Intervista a cura di Davide Calì

editorialista
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