Con i suoi oltre 170 milioni di documenti catalogati e conservati, la British Library rivaleggia con la statunitense Library of Congress per il titolo di biblioteca più grande del mondo.
Tra i chilometri di scaffali dello storico istituto britannico, nato cinquant’anni or sono come realtà pubblica a sé stante (prima faceva parte del British Museum), ci sono volumi provenienti da tutto il mondo, tra cui rotoli e manoscritti antichissimi che coprono buona parte della nostra storia di homo legens.
Chi ha l’onore di lavorare lì, dunque, può vantare un punto d’osservazione privilegiato sull’oggetto-libro, le sue radici, la sua evoluzione e il suo ruolo cruciale nella costruzione e nello sviluppo della società (ironia della sorte, in un’era di progressiva digitalizzazione del sapere, il sito e i servizi informatici della British Library sono fuori uso da settimane per via di un cyber-attacco particolarmente distruttivo, ma la biblioteca “in carne e ossa” è perfettamente funzionante).
Purtroppo, molte e molti di noi non avranno mai l’occasione di sfogliare con mano le pagine degli antichi manoscritti, di passare le dita sulle meravigliose copertine in pelle, di posare lo sguardo — dal vivo — sui variopinti risguardi, sulle tavole illustrate incise a mano, sulle miniature, i caratteri tipografici, i capolettera decorati, le ricercate rilegature. Per fortuna, oltre agli interessanti filmati periodicamente prodotti e messi online dalla biblioteca (tipo questo, che mostra come si lavora nel reparto conservazione) è da poco uscito un libro che presenta e descrive nel dettaglio alcuni tra i più rari e interessanti pezzi della collezione.
Dall’Evangeliario di Lindisfarne, che risale addirittura all’VIII secolo, al Sūtra del Diamante, considerato il testo a stampa più antico del mondo; dall’Hypnerotomachia Poliphili stampato da Manuzio, a Venezia, a fine ‘400, al First Folio di Shakespeare; dalla Grammatica degli Ornamenti di Owen a Birds of America di Audubon, fino al Kelmscott Chaucer e — per arrivare quasi a giorni nostri — alla “rivoluzione” dei tascabili Penguin e all’editoria digitale, gli esemplari della collezione sono usati come “tappe” per raccontare la millenaria storia dell’oggetto-libro, focalizzando l’attenzione sui formati (anche i più insoliti), le rilegature, le tendenze in fatto di composizione e grafica nelle varie epoche e nelle diverse culture.
Intitolato The Book by Design e pubblicato dalla British Library Publishing (mentre negli Stati Uniti è uscito per la University of Chicago Press), il libro è curato P.J.M. Marks e Stephen Parkin — rispettivamente curatrice della sezione rilegature e curatore dell’area libri antichi occidentali alla British Library. Ricco di immagini (alcune delle quali realizzate ad hoc per questo progetto editoriale), contiene molti testi firmati da curatrici, curatori e ricercatrici delle varie sezioni della biblioteca (tra cui due italiane: Annalisa Ricciardi e Giulia Carla Rossi).
The Book by Design
The Remarkable Story of the World’s Greatest Invention
British Library Publishing, 2023
288 pagine