Quella dell’illustrazione naturalistica è una storia di grandi imprese: lunghe spedizioni, avventure esotiche, pericolose esplorazioni che poi hanno necessitato di tanta pazienza (e molti soldi) per tradursi nella stampa dei libri e delle tavole arrivate fino a noi.
Tuttavia, pur in mezzo a un’incredibile quantità di meravigliosi lavori e di romanzesche vicende, c’è un’opera spartiacque, un’opera che — per la sua monumentalità, per la qualità e la completezza della realizzazione nonché per le strategie escogitate dall’autore per portarla a termine — rese necessario dividere un prima da un dopo.
Quell’opera è Birds of America, un lavoro che durò anni, costò un incredibile quantità di denaro e occupò gran parte della vita del suo autore: John James Audubon.
Figlio illegittimo di un ufficiale (e corsaro) della marina francese, Audubon nacque nel 1785 nell’odierna Haiti, crebbe in Francia e, appena diciottenne, scappò per gli Stati Uniti con un passaporto falso per evitare di essere arruolato nell’esercito e combattere nei sanguinosi conflitti che oggi chiamiamo “guerre napoleoniche”.
Abile nel disegno e innamorato fin dall’infanzia delle meraviglie della natura — e degli uccelli in particolare —, Audubon ebbe l’idea di ritrarre tutti gli uccelli dell’America del Nord quando aveva 35 anni.
Nel 1820 iniziò il suo progetto, che pensò di finanziare attraverso diversi “tour”, sia negli Stati Uniti che in Europa, durante i quali raccontava le sue avventure per gli sconfinati territori naturali americani e vendeva abbonamenti attraverso i quali gli iscritti ricevevano le stampe o le matrici con le quali venivano prodotte.
Tra il 1827 e il 1838 uscirono ben 435 tavole, che vennero pubblicate per anni in diverse edizioni — oggi tutte assai rare — a volte composte di sole immagini, a volte accompagnate dai testi di Ornithological Biography, saggio realizzato da Audubon insieme al naturalista ed ornitologo scozzese William MacGillivray.
A rendere Birds of America qualcosa di mai visto fino ad allora, oltre alle tavole praticamente a grandezza naturale (ben 99 x 66 cm) e al numero degli esemplari di uccelli ritratti, era la dinamicità dei soggetti. Nelle pur bellissime stampe a carattere naturalistico che esistevano prima di quelle di Audubon, infatti, gli animali venivano rappresentati perlopiù in pose statiche e “ingessate”.
Lui, invece, riuscì nell’impresa di far sembrare vivi i protagonisti delle sue illustrazioni, questo grazie anche ad espedienti che — per la sensibilità odierna — non faremmo fatica a considerare crudeli: Audubon metteva insieme le molte osservazioni sul campo con le sue conoscenze di tassidermia, andando a caccia di uccelli — ma se li faceva pure mandare da altri cacciatori — e componendoli poi in modo naturale attraverso un sistema di cavi e fili.
Oggi i capolavori di Audubon sono stati declinati in ogni possibile formato: esistono poster, tazze, tovagliette per la prima colazione, libri da colorare, borse, sacche, zaini e, ovviamente libri, ma le pubblicazioni e le tavole originali si possono trovare in musei e archivi, anche online — ad esempio presso le collezioni digitali dell’Università di Pittsburgh o della New York Public Library.
Probabilmente il sito più interessante per cominciare ad esplorarle è audubon.org, che le raccoglie tutte, permette di vederle fin nel più piccolo dettaglio e accompagna ciascuna con i testi di Ornithological Biography e persino (quando possibile) l’audio dell’uccello rappresentato.
Se ci si iscrive alla mailing list del sito, inoltre, è anche possibile scaricarle gratuitamente in alta risoluzione.
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