In punta di penna: Valentina Formisano aka face/NOFACE®

Interviste ad artisti della Bic

Quando ho cominciato a fare queste interviste e a seguire il tratto della penna Bic per trovare altri artisti che la usassero per disegnare, ho avuto l’impressione che fossero soltanto gli illustratori e pittori uomini a usarla. Poi, dopo l’intervista a Virginia Mori, hanno cominciato a contattarmi diverse illustratrici e pittrici. Una di queste si chiama Valentina Formisano e oggi ci racconta, ovviamente, come mai disegna con la Bic.

Valentina Formisano, “Kurt Cobain”

Ciao Valentina, siamo ormai alla settima intervista di questa serie, per cui forse conosci le domande di rito: chi sei, cosa fai, da dove vieni, dove vai?

Ciao. Sono Valentina Formisano, aka face/NOFACE®. Disegnatrice, incisore, pittrice e docente di discipline pittoriche al liceo.
Originaria di Napoli, cresciuta nelle Marche, passata per Firenze e da quasi 5 anni stabile a Roma, mia città d’elezione. Vengo dalle strade mute e solitarie di campagna e vado come le falene verso i neon della città, dove tutto si muove e non fa mai notte.

Come hai cominciato a disegnare con la BIC? 

Disegno con la Bic da sempre, dai tempi dell’Istituto d’Arte.
Uno dei più grandi insegnamenti ricevuti (e che a mia volta porto avanti coi miei studenti) è quello di gettar via la gomma per cancellare: disegnare, non sbagliare, e se si sbaglia (perché si sbaglia), disegnarci sopra, rendere le linee deviate parte della composizione. E a forza di fare questo esercizio poi non sbagli più, e se non sbagli più, automaticamente cambi la matita con la penna.
Ho sempre preferito i segni netti, freddi e taglienti delle matite della gamma H a quelli pastosi e “sporchi” della gamma B e da lì a passare alla biro il passo è stato inevitabile. Non a caso in seguito ho scoperto l’amore per l’incisione e la calcografia dove i segni si generano sulla matrice di rame con punte di metallo temperato, dure e sottilissime, e il segno è restituito unicamente dalla mano dell’incisore attraverso uno strumento quasi asettico, pulito, chirurgico. Utilizzare strumenti precisi mette in risalto la sensibilità manuale: dal grigio impercettibile al nero profondo è un lavoro di polso.

Valentina Formisano, “Quentin Tarantino”
Valentina Formisano, “David Lynch”

Usi esclusivamente la penna o intervieni anche con altri strumenti? Vedo che alcune opere sono colorate.

Uso solo ed esclusivamente penna biro, eccettuati alcuni dettagli in cui per campiture nere uso marker a punta larga.
Gli interventi cromatici sono invece in digitale. Gli originali restano in bianco e nero però in post-produzione intervengo col colore per realizzare varianti da stampare in formato poster.

Come altri artisti della penna a sfera, anche tu lavori molto con il ritratto, ma devo dire in modo molto personale. Vuoi raccontarcelo?

Lavoro con il ritratto perché è la cosa più vendibile. Con la pittura a olio e le incisioni mi occupo di tutt’altro: lavoro sul concetto di ex-voto e di reliquia, realizzo opere sull’anatomia interna, raffiguro organi e parti di corpo molto realistiche, sembrerebbe quasi illustrazione scientifica ma a differenza di quella non ho nessuno scopo didattico o illustrativo, anzi, il corpo, concreto e prossimo a chiunque è un rimando alla riflessione sui concetti più complessi e aleatori di vita e morte.
Va da sé che di queste opere molto difficilmente riesco a vendere qualcosa [ride, ndr]. Perciò ho iniziato questo progetto parallelo che non firmo a mio nome ma per il quale ho depositato il brand face/NOFACE® che è basato su un concetto “pop”: ritraggo unicamente icone popolari del mondo dello spettacolo, dell’arte, della cultura, ma anche della politica e della quotidianità, basando la scelta su elementi ironici e satirici. Se con la pittura e l’incisione lavoro sul difficile concetto della morte, qui voglio lavorare sulla risata, sulle cose “facili”, immediate, popolari in tutti i sensi (anche come possibilità di eventuale vendita).
Voglio lavorare su un prodotto che chiunque possa appendere in casa o nel proprio negozio, su qualcosa che stia bene in ogni contesto perché bianco e nero, perché grafico, perché leggero, divertente e decorativo. Il ritratto di personaggi iconici è pertanto ciò che sintetizza meglio queste caratteristiche: una specie di “Parmigiano grattugiato che sta bene ovunque, addirittura sul gelato” (cit.).

Valentina Formisano, “Alfred Hitchcock”
Valentina Formisano, “Salvador Dalí”

I tuoi ritratti hanno un che di arcimboldesco.

Non ho mai amato la ritrattistica, poiché l’ho sempre ritenuta, appunto, “facile” nel senso che basta un po’ di tecnica per impressionare e affascinare l’osservatore anche se l’opera è vuota di contenuto, anche se non racconta in realtà niente. Allora ho cercato una chiave che potesse elevare il concetto a un livello superiore, sia tecnico che contenutistico.
L’idea dei ritratti in stile Arcimboldo (perché è a lui che mi rifaccio) nasce da un esame di Psicologia della percezione sostenuto al primo anno di Accademia di Belle Arti: dovevamo creare illusioni ottiche di qualche tipo e provai a guardare ai miei artisti preferiti come si guarda alle nuvole: cercando forme che in realtà non ci sono. Dalí è stato il primo che ho realizzato, nel 2007, e forse a distanza di tanti anni, quello che funziona meglio. Non a caso l’ho scelto come immagine del brand.
Inizialmente utilizzavo oggetti causali per creare i volti. Man mano però ho compreso quanto l’espediente tecnico, seppur molto originale (infatti a parte l’intelligenza artificiale non ho ancora visto nessun artista produrre cose similari) non fosse sufficiente e ci fosse bisogno di introdurre un ulteriore elemento, ovvero quello del racconto
Ho dunque iniziato a realizzare i volti inserendo solo oggetti relativi alla biografia del personaggio in modo da creare una sorta di storia muta dove posso dire anche cose scomode senza in realtà dirle e lasciandole all’interpretazione di ognuno (mi avvalgo di questa facoltà soprattutto nei ritratti dei politici in cui molto spesso, lontana da qualunque forma di elogio, azzardo satira e critica).

Valentina Formisano, “Tomas Milian”

Visto che le hai citate: cosa pensi delle AI applicate alla pittura o all’illustrazione?

Ultimamente molti miei follower mi inviano immagini simili ai miei lavori creati dall’AI: la macchina certamente supera l’uomo a livello tecnico in quanto a verosimiglianza, ma non mi preoccupo più di tanto poiché credo che il punto forte dei miei ritratti stia nell’ironia, negli aneddoti anche scabrosi o scottanti, nei “giochi di parole” visivi che inserisco e nelle allusioni; nel ritratto di Rocco Siffredi ad esempio ho inserito oggetti e animali che nel linguaggio popolare alludono ai genitali o alle pratiche sessuali come pesci, serpenti, scope, pecore, pompe, patate, ecc. ecc. Iperboli che l’AI non riesce ancora a fare perché non possiede il senso dell’ironia. 
Chiedete all’AI di raccontarvi una barzelletta e vi renderete conto.

In che modo scegli i soggetti da ritrarre? Fai solo personaggi famosi o esegui anche commissioni private?

I soggetti, come precedentemente accennato, li scelgo in base al loro grado di popolarità, iconicità ma soprattutto di riconoscibilità: un volto come quello di Dalí è universalmente noto. Un personaggio importante come ad esempio Nietzsche (per fare un esempio di cultura popolare occidentale) è un volto sconosciuto ai più quindi non avrebbe nessun senso ritrarlo laddove a una prima occhiata il fruitore non colga immediatamente di chi si tratta. Quindi volto iconico + opera fondamentale sono i requisiti.
Ovviamente eseguo anche ritratti su commissione di fidanzati, nonni, amici e quello che vi pare. Per campare, si fa questo e altro!

Valentina Formisano, “Alan Turing”
Valentina Formisano, “Queen Elizabeth”

Quando sono grandi mediamente i tuoi quadri?
Utilizzi un colore di BIC in particolare?

La dimensione degli originali è sempre un formato A4: non è molto grande ma già con queste dimensioni ridotte impiego mediamente circa un mese per realizzare un ritratto (il tempo di studio del personaggio e di incastro degli oggetti, ovvero dell’ideazione, è molto lungo, poi la realizzazione a mano è forse, nonostante la complessità, la cosa più veloce). Dimensioni maggiori comporterebbero tempi e prezzi un po’ fuori dagli standard, per me e per gli acquirenti. Ma in compenso i poster partono dalla misura A3 fino a stampe di formati on demand. Il più grande finora realizzato è stato di circa 2 metri per 1,50 metri.
Il colore che utilizzo è unicamente il nero. Odio le penne blu, odio le penne rosse, evviva il nero!

Come vendi le tue opere? Vendi gli originali o fai delle stampe?

Vendo le mie cose tramite la pagina Instagram face_noface o il mio sito internet valentinaformisano.com.
Vendo sia gli originali (che ovviamente hanno un costo di un certo tipo) ma soprattutto stampe ad altissima risoluzione in vari formati e su vari supporti che hanno prezzi contenuti (prezzi pop-olari, appunto) poiché voglio che il mio lavoro sia potenzialmente alla portata di tutti. Ci tengo a sottolineare che per ogni face/NOFACE® venduto una percentuale la devolvo in beneficenza all’ADMO, Associazione Donatori Midollo Osseo con cui collaboro da tanti anni per la sensibilizzazione nelle scuole e nelle palestre verso la donazione di questo tipo di tessuto.

Pensi che occorra una dote particolare per fare arte usando la penna BIC?

Occorrono doti particolari per fare arte con qualsiasi mezzo. Non sono gli strumenti a decretare il valore di un’opera.
La maggiore complessità tecnica e realizzativa è solo una medaglietta che vanitosamente ci appuntiamo al petto noi virtuosi: ai miei disegni arzigogolati e di certamente ardua ideazione e realizzazione, preferisco i lavori di colleghi che con pochi gesti violenti e magari apparentemente naïf sanno dare un colpo allo stomaco.
Ognuno è specializzato in una tecnica e non esistono gradi di dignità maggiore o minore. L’unica cosa che conta è dove un’opera ti sa trasportare e quanto lontano da sé e da te ti conduce. Tutto il resto è fuffa. La bella tecnica è spesso “fumo negli occhi”.


Valentina Formisano aka face/NOFACE® nasce a Napoli nel 1987. Si trasferisce a Macerata nel 1998. Si laurea presso l’Accademia di Belle Arti e vince numerosi premi come il Premio delle Arti di Brera per la Grafica nel 2011 ed è borsista presso la Fundaciòn CIEC a La Coruña e alla Fondazione Il Bisonte di Firenze.
Nel 2019 si trasferisce a Roma dove attualmente vive e lavora come artista e docente.

Valentina Formisano, ritratta da Antonio De Matteo

Intervista a cura di Davide Calì

editorialista
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