Il tuo lavoro mi sembra molto ispirato all’incisione d’epoca. Come mai la scelta della penna biro come strumento per disegnare?
Sono effettivamente appassionato di incisioni antiche, da cui ho preso spesso spunto per iniziare alcuni miei cicli di disegni.
La penna biro è in grado, nel segno, di rendere alcuni effetti simili a quelli dell’incisione, ma sicuramente è uno strumento più rapido. L’ho scelta anche perché, dopo anni di pittura a olio, che prevede gesti rituali e un’attenzione particolare ai tempi e ai mezzi utilizzati, desideravo una tecnica più immediata, che potesse essere interrotta e ripresa (e anche trasportata) in modo più agevole.
Quanto tempo impieghi per ogni opera? E quante penne?
Ogni opera ha i suoi tempi e dipende dal grado di “scuro” presente nel soggetto. Tendenzialmente però servono ore e ore, com’è facilmente presumibile. Per alcune opere servono mesi, per altre basta qualche giorno; il tutto è legato, più che alle dimensioni, al numero di dettagli e a particolari effetti che si vogliono ottenere.
Per il numero di penne invece le dimensioni contano! Per fortuna ogni singola penna è in grado di tracciare segni per un paio di chilometri, quindi dura parecchio. Per opere molto grandi (amo molto il formato 150×200) arrivo a utilizzare anche 6 o 7 penne, ma in genere non ci faccio molta attenzione e non le conto. Ogni disegno comunque deve essere una sfida, una divertente fatica: se non c’è difficoltà nella realizzazione e nella composizione, allora non c’è gusto!
Tu se non sbaglio realizzi opere uniche, o fai anche tavole riprodotte?
Prediligo le opere uniche, anche se in passato ho realizzato qualche acquaforte, la cui tecnica mi incuriosiva molto.
In generale comunque non mi occupo di tavole riprodotte, ho sempre cercato di offrire ai miei acquirenti un disegno che fosse unico, anche perché non amo molto ripetermi nei soggetti.