Hands of Sicily: un breve racconto di un viaggio in Sicilia attraverso le mani della gente

Le piattaforme video come Vimeo e YouTube sono piene di cortometraggi che, in pochi minuti, provano a condensare l’esperienza di un viaggio attraverso immagini evocative dei luoghi, delle persone, delle atmosfere, della natura, delle tipicità locali.
Il grande rischio, in questo tipo di documentari, è di indulgere in racconti e rappresentazioni estetizzanti, che raramente vanno oltre lo stereotipo e che, se da una parte colpiscono immediatamente l’immaginario di quanti condividono, con l’autrice o l’autore, lo sguardo “esterno”, quello del turista che scopre, dall’altra fanno inevitabilmente storcere il naso a coloro che invece conoscono bene la realtà — non sempre così poetica — che si muove al di sotto della “cartolina”.
La Sicilia, così come buona parte del Mezzogiorno, della Toscana e, in generale, dei borghi antichi e delle aree rurali del nostro paese, è spesso oggetto di tali narrazioni distorte, frutto di una ricerca che si ferma a ciò che ci si aspetta già di trovare (perseverando in quello che l’antropologo Marc Augé, recentemente scomparso, definiva un “viaggio analogo a una verifica”: «per non deludere, la realtà dovrà assomigliare alla sua immagine»).

Nel suo piccolo video-racconto di una recente visita in Sicilia, tuttavia, il regista tedesco Marko Roth è riuscito in parte a sfuggire a queste dinamiche grazie a una bella intuizione: spostare l’obiettivo dai paesaggi, dagli scenari, dalle vedute, dagli scorci, andando invece a incorniciare un dettaglio: le mani.
In Hands of Sicily sono loro — la parte più dinamica e, dopo il volto (perlomeno per noi italiani), comunicativa del nostro corpo — le protagoniste: mani che dipingono, che stringono sigarette, che stendono i panni, che si legano i capelli, che accarezzano, che aspettano e s’annoiano. Tutto ciò che c’è attorno — i panorami, la gente, le storie personali — è lasciato all’immaginazione, stereotipata o meno, di chi guarda.

Già pluripremiato autore di pubblicità e cortometraggi, Roth ha girato tutto su una singola pellicola analogica da 35mm.
«L’approccio era quello di seguire il flusso» ha raccontato alla rivista online Nowness. «Nessun programma, nessuna troupe, nessuna location fissa, nessuna aspettativa. Non conoscevamo nessuno in Sicilia, e in qualche modo inciampavamo da un aperitivo all’altro, incontrando artisti, contadini e nonne. Il risultato è molto crudo e molto semplice: un ritratto intimo della Sicilia».

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