Un video mostra come si producono le matite nella storica azienda giapponese Kita-Boshi

Per via dei suoi sistemi di scrittura, che tradizionalmente prediligono l’uso del pennello, e a causa del Sakoku, la politica di isolazionismo durata oltre due secoli e conclusasi solo a metà ‘800, l’industria delle matite, in Giappone, si è sviluppata relativamente tardi, iniziando a fiorire solo nei primi decenni del ‘900.
La regione in cui si concentrava gran parte della produzione era Hokkaidō, l’isola più settentrionale del paese, piena di rigogliosi boschi di Tilia japonica, il tiglio giapponese, dal quale si ricavava il legno per le matite.

La storia della Kita-Boshi comincia proprio lì. Era la fine dell’800 e la famiglia Sugatani — che per generazioni aveva lavorato nella segreteria dello shogunato Tokugawa — si spostò da Tokyo, raggiungendo l’isola di Hokkaidō in veste di tondenhei, i coloni militari reclutati per insediarsi e difendere la frontiera settentrionale del Giappone.
Nel 1913, con l’inizio dello sviluppo dell’industria delle matite, Yasuzaemon Sugatani ebbe l’idea di aprire nella cittadina di Saroma una falegnameria specializzata nella produzione di piccole doghe in legno, usate per realizzare il corpo esterno delle matite. Per tre decenni, quella rimase l’attività principale della fabbrica di famiglia, che riforniva tutte le principali aziende di matite del paese, finché, tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, si presentò l’occasione di acquisire le attrezzature di una ditta di matite e iniziare finalmente a produrne in proprio.
L’attività si spostò allora Tokyo, e nel 1951 Sugatani fondò la Hokusei Pencil Co., in seguito ribattezzata Kita-Boshi Pencil Co. (Kita-Boshi si può tradurre come “stella del Nord”, nome che, oltre a trasmettere l’idea dell’astro che guida la navigazione, strizza anche l’occhio alle origini della società, per via della posizione geografica di Hokkaidō).

Oggi la Kita-Boshi è ancora guidata dalla famiglia Sugatani, ha circa una trentina di dipendenti e un vasto catalogo di prodotti di cancelleria. Le matite, tuttavia, sono ancora il “core business” dell’azienda, e un video mostra tutto l’affascinante processo che c’è dietro, a partire dai blocchetti di legno, simili a quelli grazie ai quali tutto ebbe inizio oltre un secolo fa. Al posto della Tilia japonica, però, ci sono il cipresso americano e il Calocedrus decurrens, il cedro della California, utilizzati dall’azienda senza sprechi, dato che tutti gli scarti di produzione vengono reimpiegati — Kita-Boshi, infatti, commercializza anche la pasta di legno, realizzata a partire dalla segatura — oppure venduti per l’utilizzo in altri settori.

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