Per storia e cultura, il Giappone è sempre stato all’avanguardia nello sviluppo di linguaggi visivi. Al di là della scrittura stessa, va ricordato il primo sistema razionale di pittogrammi olimpici, introdotto nell’edizione del 1964, che si tenne proprio a Tokyo. Già in precedenza c’erano stati piccoli e isolati tentativi definibili come pittogrammi ma — come ricorda Markus Osterwalder, segretario generale della Società Internazionali degli Storici Olimpici — niente di paragonabile a ciò che fecero i designer (Masaru Katzumie come direttore artistico e Yoshiro Yamashita come progettista grafico) che si occuparono della grafica di Tokyo ’64: «Hanno ridotto le forme e le dimensioni al minimo necessario per comprendere il messaggio. I giapponesi hanno dovuto affrontare il problema della lingua. Nessuno parla giapponese fuori dal Giappone. Quindi dovevano davvero trovare qualcosa che funzionasse per tutte le persone di altri paesi. Un sistema non verbale».
E poi ci sono le emoji, il primo set delle quali è universalmente riconosciuto essere stato sviluppato nel paese del Sol Levante: si tratta dei 176 simboli disegnati nel 1999 dal designer Shigetaka Kurita per l’azienda telecomunicazioni NTT DOCOMO e oggi nella collezione permanente del MoMA.
A proseguire la tradizione è ora un progetto lanciato dal Nippon Design Center, organizzazione nata nel 1959 per promuovere e migliorare la qualità del design pubblicitario giapponese.
Si chiama Experience Japan Pictograms e consiste in 280 pittogrammi che illustrano storia e tradizioni, cultura e luoghi, cibi e natura, arte e sport, mezzi di trasporto e servizi.
C’è davvero di tutto, dal Monte Fuji al sushi, dal Palazzo Imperiale al teatro kabuki, dalla tradizionale produzione di carta washi all’arte dell’ikebana. E ciascun pittogramma è accompagnato — sul sito dell’iniziativa — da una piccola scheda informativa.
Il sistema è stato ideato a scopo turistico-promozionale, per invitare visitatori e visitatrici a scoprire il paese e agevolare la comprensione e la comunicazione.
Per questo è stato scelto di renderlo gratuitamente disponibile a chiunque, sia per usi personali che commerciali, in modo tale da poterlo adoperare su qualunque formato (web, carta, segnaletica) e tipologia di comunicazione (informativa, pubblicitaria, di servizio).
A capo della progettazione di Experience Japan Pictograms c’è il pluripremiato art director Daigo Daikoku, oggi di base a Los Angeles, e i 280 pittogrammi sono solo l’inizio perché l’iniziativa è aperta a nuovi suggerimenti per andare a creare un “vocabolario” visivo ancora più completo.
L’intero pacchetto di immagini si può scaricare qui.