Classe 1984, un diploma allo IED e un passato come freelance nel mondo della pubblicità, Luca Ledda si divide da anni tra due mondi, quello dell’illustrazione e quello dell’arte urbana, con opere murali sparse per l’Italia — dalla sua Torino alla Sicilia — e nel mondo, tra Brasile, Messico, Spagna, Francia, Germania, Bosnia e Belgio.
Ad unire la carta e le tele ai muri e le pareti c’è il segno, lasciato dai pennelli così come dalle matite, coi colori o in bianco e nero, ma sempre ben riconoscibile e impegnato nel dar vita a un immaginario che mette insieme il surrealismo pop a una bella ricerca sui simboli e gli archetipi dell’inconscio collettivo, in lavori che esprimono, in maniera più o meno diretta, punti di vista precisi e dal retrogusto amaro su tematiche sociali e ambientali: dal consumismo all’industria alimentare, dallo sfruttamento delle risorse all’onnipotenza del dio-denaro, fino alla permanente condizione di disagio del vivere contemporaneo.
Due video che mostrano due tecniche e contesti assai diversi
Nel 2017 Ledda ha anche iniziato un progetto che sta tuttora portando avanti.
Si tratta della reinterpretazione personale delle carte dei tarocchi.
«Dopo aver realizzato la prima carta — la Giustizia — su commissione, ho deciso che avrei illustrato tutte le ventidue figure del mazzo. Sono sempre stato affascinato da queste carte dall’aura magica e dalle sue illustrazioni», mi ha raccontato l’artista.
Finora sono cinque le opere prodotte in questa serie, una ogni sei mesi circa: la Giustizia, la Forza, l’Appeso, la Temperanza e (ultima in ordine di tempo) il Sole.
«Non seguo un ordine preciso — spiega Ledda — e scelgo la carta da disegnare in base a cosa mi attira di più sul momento. Oppure quella che ritengo più adatta per il periodo, per poi approfondire successivamente il suo significato e le varie simbologie celate al suo interno. Il tipo di Tarocchi al quale faccio riferimento e quello Marsigliese ma faccio molta ricerca iconografica prima di costruire l’immagine».
Ciascuna di esse inizia con inchiostro e penna nera su carta di cotone da 25 x 35 cm. L’opera diventa poi una serigrafia in tiratura limitata, che Ledda vende tramite i suoi canali Instagram e Facebook.
Il traguardo finale dovrebbe poi essere un libro che raccolga tutti gli Arcani, e che mostri anche l’evoluzione stilistica dell’autore nel corso degli anni.
Un progetto volutamente “lento”, dunque, capace di assorbire e mostrare lo scorrere del tempo attraverso i mutamenti nella sensibilità e nel segno dell’artista, nonché diametralmente all’opposto dal ritmo forsennato che l’industria culturale impone — direttamente o indirettamente — a chiunque vi partecipi.