Nel Medioevo i bestiari riportavano le caratteristiche, le abitudini e l’aspetto di creature al limite (più spesso oltre i limiti) dell’assurdo, nel medesimo tono e stile adoperati per gli esseri che invece esistevano davvero.
Tutt’altro che netto, il confine tra realtà e fantasia era popolato dalle manifestazioni animali e vegetali di credenze religiose, fenomeni che non si riuscivano ancora a spiegare e, soprattutto, paure ancestrali.
Piuttosto che ingenui trattati pieni di superstizione, bestiari et similia sono degli atlanti zoologici e botanici del nostro mondo interiore. Da qui il fascino che esercitano hanno esercitato e continuano ad esercitare su di noi, grandi e bambini di ogni epoca.
Come scrive lo scrittore e giornalista britannico Caspar Hendeson nel suo Il libro degli esseri a malapena immaginabili: «Per quanto la nostra attenzione sia spesso transitoria o estemporanea, è raro che il nostro animo resti immune al fascino di altre forme di esistenza — tra cui quelle animali —, un fascino che zampilla in tutte le culture umane come acqua sorgiva dalla roccia scura. Anche noi come i nostri antenati, consapevolmente o no, ci chiediamo di continuo: “che cosa ha a che fare questo con me, con la mia esistenza fisica, con le mie speranze e le mie paure?”».

Proprio attorno a una discussione su questi temi, un paio di anni fa, è nata l’idea per una pubblicazione molto particolare, un po’ libro, un po’ coloring book, un po’ collezione di stampe da appendere.
La discussione ebbe luogo durante l’Altrove Festival di Catanzaro. Protagonisti: due artisti che nella spontaneità del segno e nell’elaborazione in immagini del proprio inconscio hanno trovato la loro strada — Robi Alfano e Jorge Pomar — e un editore come Diego Fadda, fondatore di Gorgo, magazine online focalizzato sull’arte murale che produce anche piccoli progetti di editoria indipendente.
«Riflettemmo insieme su una pubblicazione congiunta e capace di unire al meglio i loro rispettivi immaginari», racconta Fadda, che con Gorgo — insieme ad Altrove e a Bucle — ha prodotto TITLE: That’s the last thing I would decide, che si chiama così perché il titolo è sempre l’ultima cosa che si decide («a quello, poi, pensiamo alla fine») e trovarne uno che racchiuda sia il senso dell’operazione che le 60 creature raccolte nel volume non è impresa facile.

Attingendo dai rispettivi, profondi serbatoi del subconscio, Alfano e Pomar — due tra i più interessanti nomi dell’arte murale e delle arti visive in generale degli ultimi anni — hanno lavorato a distanza, l’uno dall’Italia e l’altro dall’Argentina. E il risultato è un’opera che può essere appunto vista e utilizzata come un giardino di carta, un album da colorare o una riserva di disegni da appendere.
Stampato in risograph su carta Oikos 150 g/m2, con copertina rigida e pagine staccabili, il libro è stato prodotto in sole 120 copie e si può acquistare online.








