A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018 (fonte: graphicdesignand.com)

Hope to Nope: un libro indaga il ruolo del graphic design nella politica

Il 4 novembre del 2008 Barack Obama vinceva le elezioni presidenziali americane. Simbolo della sua campagna fu il celeberrimo poster Hope, creato dallo street artist Shepard Fairey.

Quanto la grafica del manifesto abbia effettivamente contribuito all’elezione di Obama è oggetto di dibattito (in un interessante articolo si sostiene addirittura che quella stessa immagine paradossalmente abbia aiutato pure Trump) ma è innegabile che sia diventata il simbolo di un momento storico, tanto potente da esser poi diventato anche un meme.

Da quel 4 novembre sono passati quasi 10 anni. 10 anni in cui è successo di tutto — la recessione, la primavera araba, Occupy Wall Street, la Siria, la Libia, le guerre in generale, l’ISIS, l’uccisione di Bin Laden, la rivoluzioni degli ombrelli di Hong Kong, Je suis Charlie, il Bataclan, la Brexit, l’alt-right, Trump (appunto), le minacce nord-coreane, Weinstein e #MeToo.

10 anni splendidamente, drammaticamente e poeticamente riassunti nel filmato qui sopra, recitato dalla poetessa di spoken word Deanna Rodger in occasione della mostra Hope to Nope: Graphics and Politics 2008-18.

Allestita fino al 12 agosto 2018 presso il Design Museum di Londra, Hope to Nope è un’esposizione dedicata al rapporto tra politica e design grafico, indagato attraverso gli eventi degli ultimi 10 anni e le grafiche che li hanno raccontati, li hanno evidenziati e resi più visibili alla gente comune, talvolta addirittura provocati.

A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018
(fonte: graphicdesignand.com)

A ideare e co-curare la mostra c’è lo studio britannico GraphicDesign&, che recentemente aveva già curato un’esibizione basata su un concetto simile, solo con la salute al posto della politica, realizzando anche un ottimo catalogo.

Catalogo che è stato pubblicato anche stavolta, raccogliendo i contenuti della mostra, arricchendoli con interviste a Milton Glaser e allo stesso Shepard Fairey, oltre che con opere di designer e studi come Gorilla, Dread Scott, Edel Rodriguez, TEMPLO, ThoughtMatter, Michael Bierut, Sagmeister & Walsh, Marwan Shahin, Barnbrook e Metahaven.

128 pagine, Hope to Nope si acquista online.

A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018
(fonte: graphicdesignand.com)
A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018
(fonte: graphicdesignand.com)
A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018
(fonte: graphicdesignand.com)
A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018
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A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018
(fonte: graphicdesignand.com)
A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018
(fonte: graphicdesignand.com)
A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018
(fonte: graphicdesignand.com)
A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018
(fonte: graphicdesignand.com)
A cura di Lucienne Roberts, David Shaw, Rebecca Wright e Margaret Cubbage, “Hope to Nope”, GraphicDesign&, 2018
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