Tesori d’archivio: manifesti politici da tutto il mondo

Quando è difficile far sentire la propria voce o ci si trova a dover subire una dittatura, un’occupazione militare (o culturale) e la privazione delle proprie libertà personali, spesso l’unico modo di farsi sentire è “urlare” dai manifesti e dai giornali clandestini: attirare l’attenzione attraverso le immagini e gli slogan.
Anarchia, femminismo, anti-imperialismo, anti-capitalismo, anti-sessismo, attivismo LGBTQ, ambientalismo, movimenti operai e studenteschi, avanguardie artistiche: le lotte politiche e sociali hanno sempre avuto dalla loro parte alcuni tra i migliori progettisti grafici, dai mostri sacri della cultura visiva ai tanti anonimi artisti che hanno prestato il loro ingegno per una causa.

Da trent’anni a Culver City, nel sud della California, esiste una realtà dedicata alla raccolta dei manifesti politici di tutto il mondo. Si chiama Center for the Study of Political Graphics e raccoglie nel suo enorme archivio quasi 100.000 poster legati ai movimenti del passato e del presente, dall’800 in avanti, ottenuti grazie a certosine ricerche e donazioni da parte di artisti, studiosi, associazioni e attivisti.
Un vero e proprio patrimonio storico e artistico che, vista la precarietà del medium — il manifesto — rischierebbe di scomparire.

Fondato dalla storica dell’arte e dell’architettura Carol A. Wells, il centro studi organizza mostre itineranti e permette ai ricercatori di accedere al materiale, una piccola parte del quale (circa 2700 esemplari) è stata digitalizzata e messa online. Si possono infatti consultare i manifesti per soggetto o per artista, accedendo a schede che forniscono tutte le informazioni disponibili su ciascun poster.
Peccato soltanto che le immagini siano di piccole dimensioni. Quanto basta, comunque, per apprezzarne il valore.

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