Maxim Schidlovsky “Paperweight” (fonte: Fisher Parrish)

100 artisti e designer “cantano” un’ode al fermacarte

Parenti stretti dei fermalibri, coi quali condividono un carattere saldo e un’indole da stopper, i fermacarte erano fino a qualche anno fa i re silenziosi delle scrivanie: dal più umile ciottolo di fiume, trovato durante la gita fuoriporta in cui la nonna si ubriacò col fragolino, al costoso pezzo di design sul tavolo del direttore, il fermacarte era sempre lì, fiero e immobile al suo posto.

Nella famiglia dei ferma-cose, però — se il fermaporta resiste imperterrito e prospera in ogni corridoio nelle ventose giornate d’estate, il fermatovaglia è praticamente in tutte le mense scolastiche e case al mare, il fermacravatta c’è sempre chi lo porta con orgoglio, il fermacapelli può star tranquillo finché di capelli ce ne saranno ancora e il fermalibro, allo stesso modo, non ha di che preoccuparsi almeno sino a quando rimarrà al mondo anche un solo libro che non vuole starsene su da solo in verticale —, quello a serio rischio di estinzione è proprio il fermacarte, ormai obsoleto vista vista la progressiva scomparsa della carta dalle scrivanie di tutto il pianeta.

Andy Robertson
“Wobbly Weight”, 2017
(fonte: Fisher Parrish)

Un vero peccato perché al di là del suo scopo pratico, il fermacarte è anche un simbolo di potere, di gusto, di eleganza, di senso dell’umorismo (o della totale mancanza del medesimo) e la più evidente incarnazione, perlomeno sopra a una scrivania, del concetto di peso («quando i pensieri volano via e senti mancarti la terra sotto ai piedi, attàccati forte al fermacarte», diceva il saggio).

Proprio in virtù del suo cammino sul viale del tramonto, una galleria recentemente inaugurata a Brooklyn, la Fisher Parrish, ha deciso di aprire l’attività con una mostra interamente dedicata ai fermacarte, allestita con ben 100 esemplari realizzati da altrettanti artisti, alcuni appositamente per l’occasione, ed intitolata The Paperweight Show.

Di seguito alcune delle opere esposte e foto dell’esposizione.

(fonte: Fisher Parrish)
Linda Lopez
“Ombre Salmon Furry with gold Rocks”
(fonte: Fisher Parrish)
Emmett Moore
“No Stop”
(fonte: Fisher Parrish)
Dan Flanagan
“Father and Son”
(fonte: Fisher Parrish)
Maxim Schidlovsky
“Paperweight”
(fonte: Fisher Parrish)
Christopher Chiappa
“Atari Joystick Crayon”
(fonte: Fisher Parrish)
Chris Wolston
“Barrio Royal”, 2017
(fonte: Fisher Parrish)
(fonte: Fisher Parrish)
Elise Peterson
“Mammy Holds it Down”
(fonte: Fisher Parrish)
Brunno Jahara
“Metalica Fantastica”, 2017
(fonte: Fisher Parrish)
Joey Watson
“Oddball”
(fonte: Fisher Parrish)
Torbjörn Vejvi
“Paper Weight”
(fonte: Fisher Parrish)
Soft Baroque
“Why Knot”
(fonte: Fisher Parrish)
Andrew Ross
“Ash Onion”, 2013
(fonte: Fisher Parrish)
Ladies & Gentlemen Studio
“Up & Around & Down”
(fonte: Fisher Parrish)
Various Projects
“Angora Mari”
(fonte: Fisher Parrish)
(fonte: Fisher Parrish)
Bruce M. Sherman
“Global She” e “Global He”
(fonte: Fisher Parrish)
Bridget Mullen
“Mary Jane”
(fonte: Fisher Parrish)
Priscilla Jeong
“Indigestible Fugaces”
(fonte: Fisher Parrish)
Huy Bui
“Cu Geocube”
(fonte: Fisher Parrish)
Katrina Vonnegut
“Sheets”
(fonte: Fisher Parrish)
Diana Lozano
“Where would you find the room“
(fonte: Fisher Parrish)
Jim Drain
“NXTGEN”
(fonte: Fisher Parrish)
Cody Hoyt
“3 Piece Sliding Burr”
(fonte: Fisher Parrish)
co-fondatore e direttore
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