Anche se oggi la maggior parte dei progetti di architettura passa, volenti o nolenti, dallo schermo di un computer e da uno o più software, il fascino del modellino, quello costruito, non stampato in 3D, è insuperabile. La prima, vera, concreta incarnazione dell’idea, alla quale non tutti sono disposti a rinunciare in favore della tecnologia.
Una volta ad esempio mi hanno raccontato che un maestro come Frank Gehry non sa usare i programmi e tutti i modellini continua a farli a mano, lasciando poi che i suoi assistenti “traducano” il tutto in bit e pixel.
E a quanto leggo su model architecture, un ricchissimo Tumblr dedicato proprio ai modellini di architettura, anche tra le nuove leve c’è chi preferisce “sporcarsi le mani” con legno, colla, strutture di metallo, carta, cemento, piuttosto che mettersi davanti a uno schermo acceso e passare le ore a cliccare e a inserire dati.
Fondato da (immagino, perché sul sito non ho trovato informazioni a parte la provenienza: Atene) un architetto, model architecture è un piccolo progetto che va avanti da anni e ha un archivio con centinaia di immagini, oltre a diversi suggerimenti che l’autore dispensa a chiunque — tra coloro che lo seguono sono perlopiù studenti — gli rivolga una domanda.