Per un menu verde, di nome e di fatto, prepara: kiwi, lime, zuppa d’avocado, pesto, zucchine, gelato al tè verde, biscotti al pistacchio…
Per quello viola meglio andare sulla lavanda, il cavolo rosso, i mirtilli, le more, le patate viola e ovviamente le violette.
Se invece la tavola la preferisci dark allora è preferibile optare per il liquore alla liquirizia, le lenticchie beluga, i semi di papavero e il nero di seppia. Da bere: Coca-Cola e per finire un bell’espresso.
C’è chi sistema i libri in base alla scala cromatica (ad esempio io), chi lo fa con i calzini (sempre io), le t-shirt (eccomi), le scarpe (non ne ho di così colorate), le spezie (non ancora ma…) ma finora, pur avendo ammirato i laboratori tra cibo e arte di Puro Colore, non avevo mai pensato di poter estendere questa vaga ossessione anche alla tavola, grazie a ben 12 menu monocromatici raccolti nel volume The Designer’s Cookbook, in uscita giusto in questi giorni.
L’idea è liberamente ispirata a The Chromatic Diet, opera a metà tra realtà e finzione dell’artista francese Sophie Calle. La Calle, dopo aver chiesto allo scrittore americano Paul Auster di creare per lei un personaggio letterario da interpretare—e Auster lo fece, “costruendo” appositamente per l’artista il personaggio di Maria, che nel romanzo Leviatano, uscito nel ’92, aveva l’abitudine di mangiare ogni giorno cibi dal colore differente—iniziò a giocare col suo personaggio, di fatto recitandolo nella vita reale, menu colorati compresi.
Dall’opera della Calle tre creativi berlinesi—Tatjana Reimann, Caro Mantke e Tim Schober—hanno preso spunto per una serie di laboratori di arte e cucina, creando appunto i 12 menu durante svariate sessioni di cucina che iniziavano scegliendo gli ingredienti, possibilmente stagionali e a chilometro zero, e successivamente creando con essi dei pasti di quattro portate, a partire dagli antipasti e giù fino al dessert, più le bevande.
Quei menu, insieme alle foto scattate durante la lavorazione, ora sono diventati The Designer’s Cookbook, libro che molto probabilmente appassionerà in egual misura due categorie di fissati, i foodie e i designerd.