Visitare una città diversa per ciascun numero, e raccontarne le eccellenze, i personaggi e le loro storie, entrare nei laboratori degli artigiani e negli studi degli artisti.
E fin qui niente di nuovo: l’hanno già fatto e lo stanno ancora facendo, con qualche piccola variazione sul tema, riviste come Local, Boat, Flaneur e Pinholet.
Il vero valore aggiunto di The Collective Quarterly, però, è il fatto di coinvolgere a sua volta un selezionato gruppo di artigiani e artisti per un viaggio, appunto—come da titolo—collettivo. Un viaggio che se da una parte è l’occasione per raccontare i propri simili, dall’altra diventa parte del processo creativo di ciascuno di loro, che entra tra le pagine del magazine in modo sottile ma dirompente, attraverso la scelta di cosa raccontare, cosa fotografare, dove dirigere le antenne pronte a captare qualche input.
Il primo numero della rivista, uscito il mese scorso, è dedicato a Marfa, minuscola cittadina texana ad altissima densità creativa (il perché lo spiego in un altro post magazzinaro) e si acquista online.