Enfojer, ingranditore per stampare foto scattate con lo smartphone

Perché l’iPhone vuole per forza scattare foto analogiche?

Enfojer, ingranditore per stampare foto scattate con lo smartphone

Ed eccoci dunque daccapo. Spendi centinaia di euro per uno smartphone con fotocamerina da 8MP per stare tutto il giorno appiccicato sui social a condividere in pillole di saggezza copia/incolla, spergiuri contro le file all’ufficio postale ed immagini gialline e vignettate la tua anonima vita che rapidamente si trasforma in una potenzialmente celebre non-vita ed ecco che da uno schermo la foto di un improbabile ammennicolo ti mette addosso il brivido hipster del ritorno al passato e ti entusiasmi per uno scomodo attrezzo capace, pensa un po’, di trasformare il tuo—ripeto—smartphone con fotocamerina da 8MP costato centinaia di euro nel surrogato di una vecchia e gloriosa macchina fotografica analogica.

Qual è il meccanismo, cos’è che scatta nella mente del barbuto medio e la riempie col frenetico, quasi osceno desiderio di spendere i suoi soldi per riportare (perché questo è, un ritorno) il centro della sua vita sociale, il suo blocco appunti, la sua agenda, la sua consolle di videogame, la sua primaria fonte di notizie—parlo dell’iPhone, ovviamente—in una Polaroid?

Impossible Instant Lab, per stampare immediatamente e stile Polaroid le foto dell'iPhone

Quando, giusto un anno fa, uscì su Kickstarter il progetto dell’Impossible Instant Lab, un ingombrante aggeggio capace di stampare in tempo reale, le foto scattate con l’iPhone, oltre 2500 smaniosi retrofotografi si precipitarono a finanziare questo ritorno alla materialità da Polaroid (per l’estetica ci aveva già pensato Instagram), che raccolse in un solo mese oltre mezzo milione di dollari.

Più del doppio di quanto si proponevano di raggiungere i creatori di Impossible, azienda olandese nata nel 2008 per garantire un futuro agli oltre 300 milioni di macchine a sviluppo istantaneo sparse in tutto il mondo dopo che la casa madre, in seguito all’inevitabile declino in un’era di fotografia digitale—declino che portò persino alla bancarotta—nello stesso anno annunciò la cessazione della produzione delle apposite pellicole.

Impossible Instant Lab in azione

Da allora Impossible (fondata da dieci ex-dipendenti Polaroid) è diventata l’ultima azienda al mondo a produrle e mentre la rinata multinazionale americana assoldava Lady Gaga come direttore creativo, in qualche modo i figliol prodighi tornavano a casa visto che ora sullo store Polaroid i prodotti Impossible non mancano.

Ed è notizia di qualche giorno fa l’arrivo su un’altra piattaforma di crowdfunding—stavolta IndieGoGo—di Enfojer, un’ingranditore per smartphone che funziona in maniera analoga a quello usato per decenni nelle camere oscure di tutto il mondo.
Si piazza il telefono, si alza o abbassa il dispositivo per selezionare l’ingrandimento desiderato poi con uno schiocco delle dita (questo nelle vecchie camere oscure non c’era: al limite allo schiocco scattava sull’attenti un assistente) si fa partire l’esposizione e, snap di nuovo, la si blocca.

Le vaschette in dotazione con il kit di Enfojer

Nel kit, oltre all’ingranditore, ci sono anche le vaschette (ma le sostante chimiche devi procurartele da solo) e la lampadina rossa.
A giudicare dal video di presentazione, dove i quattro ragazzi croati che hanno inventato il sistema lo presentano all’opera per “stimolare” le donazioni dei finanziatori, Enfojer funziona piuttosto bene. E di sicuro potrebbe essere un ottimo strumento per avvicinare i nativi digitali alla fotografia analogica: penso ad esempio a chi, come mia figlia, quando “gioca” a fare foto—utilizzando di tutto, dal mattoncino delle costruzioni alla presina—dopo aver scattato col suo immaginario click poi subito gira la sua “presina fotografica” per far vedere la foto appena scattata.

Ma c’è davvero bisogno di passare da un iPhone per insegnare a un ragazzino come funziona davvero la fotografia? Non sarà che cerchiamo a tutti i costi di non rimanere indietro, di stare sempre e comunque al passo coi tempi, costi quel che costi (pure se tanto, sia in termini di denaro che di qualità della proprio tempo libero e dei propri rapporti sociali), ma poi nel mezzo del cammin di nostra vita… digitale nostalgicamente torniamo ad aggrapparci verso rassicuranti surrogati di quel che avevamo (o avremmo voluto avere)?

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