Considerato uno dei più grandi illustratori viventi, Bob Staake ha lavorato per tutte le più grandi testate, aziende e media companies americane—dal New York Times al New Yorker, dalla Disney alla United Airlines—ed in vent’anni di carriera ha realizzato oltre 60 libri illustrati, tradotti in tutto il mondo. In pratica è quasi impossibile per un qualsiasi essere umano che non sia vissuto in una grotta non aver visto, almeno una volta, uno dei suoi disegni.
In occasione dell’uscita negli Stati Uniti—domani—della sua ultima fatica, Bluebird, Staake ha dedicato un’intera sezione del suo sito al processo creativo che ha portato alla nascita del libro—ideato ben 10 anni fa durante una passeggiata a Central Park.
Bluebird, come si può facilmente intuire dal titolo, racconta la storia di un uccellino blu che incontra un bambino e diventa suo amico, finendo per salvargli la vita. Una storia silenziosa e quasi monocromatica, raccontata senza dialoghi ed utilizzando pochi colori, già recensita entusiasticamente dai principali magazines e siti americani.
Come racconta Staake lo spunto arrivò da un uccello gatto (che non è un animale di fantasia ma una famiglia di volatili dal canto simile al miagolio di un micio) che accompagnò l’artista durante una passeggiata nel celebre parco newyorkese. Tornato nel Massachusetts Staake abbozzò una copertina [immagine in alto] e poi iniziò a studiare la tavolozza dei colori, orientandosi verso grigi e blu sbiaditi, atipici per uno che come lui ha fatto del colore ipersaturo una sorta di marchio di fabbrica.

Ma la solitudine, si sa, è uno stato d’animo a tinte sbiadite, mica da colori accesi! E Bluebird è soprattutto una storia di solitudine, oltre che d’amicizia. E Staake decise fin da subito di raccontarla senza parole, iniziando a lavorare su una doppia pagina, per sperimentare gli spazi ed iniziare ad abbozzare i personaggi, creando “movimento” sulle tavole attraverso l’uso di riquadri di dimensioni e proporzioni casuali, in modo tale da rendere anche l’idea dello scorrere del tempo.
Il tempo, però, (s)correva soprattutto per lui che, impegnato in mille lavori, abbandonò Bluebird per quasi dieci anni, tirandolo nuovamente “fuori dal cassetto” solo nel 2011, quando postò su Facebook un po’ di immagini prese da quel progetto incompleto e tra i suoi amici e suoi ammiratori si scatenò una selva di condivisioni e commenti positivi e fu a quel punto che Staake prese in mano il telefono e chiamò la sua agente. La trama, piuttosto cruda, dura e triste per un libro per bambini, avrebbe potuto spaventare gli editori ma dopo due settimane di lavoro per realizzare una bozza, le reazioni furono entusiastiche.
Tra tutte le risposte positive Staake scelse quella della Random House, la più grande casa editrice a livello mondiale.

Una volta firmato il contratto l’artista americano si mise a studiare i personaggi. Se in principio il Bluebird l’aveva pensato più particolareggiato, pian piano gli venne l’idea di semplificare e stilizzare, semplificare e stilizzare.


Una volta trovato lo stile giusto, Staake realizzò a matita la bozza di tutte e 40 le pagine del racconto, trasformando la trama in una storyboard in modo da poter partire da una base solida per lavorare successivamente sui colori e le illustrazioni definitive.

Prima di iniziare a lavorare sulle tavole definitive l’artista realizzò un dummy book, una copia a formato ridotto utilizzando i bozzetti, in modo da studiare meglio gli spazi e lo scorrimento della storia. Quando lavori con riquadri “disordinati”, senza dialoghi e soprattutto occupando ogni singolo millimetro di carta di un volume (Bluebird inizia dalla prima di copertina e finisce in quarta) è importante sperimentare sul campo ogni cosa, compresi i movimenti oculari dei lettori.
Dopo qualche ulteriore aggiustamento, una copia fu inviata alla Random House per l’approvazione.

Il 9 aprile 2013 Bluebird è finalmente pronto ad uscire. Sul sito dell’autore si parla più volte di un finale scioccante e delle possibili, molteplici interpretazioni da parte dei lettori.
Da papà di una bimba di quattro anni so per esperienza che quello che credi poter essere troppo crudo da digerire per un bambino poi invece viene assimilato benissimo mentre, al contrario, storie che apparentemente non dovrebbero suscitare problematiche o sconvolgimenti di sorta invece finiscono per innescare reazioni imprevedibili.
Quindi la curiosità di vedere come finisce la storia dell’uccello gatto e del suo amichetto umano è tanta. Visto che si tratta solo di disegni e non ci sono dialoghi da tradurre confido che arrivi presto anche in Italia.
