Vitaminic Days

Vitaminic Days

18 giorni di concerti e dj set sparsi per Milano. Le bands? Sono quelle che ci piacciono o almeno a me piacciono (quasi tutte) e tanto basta per segnalarvelo.
Dal 18 maggio al 6 giugno: Vitaminic Days.
Il motto del festival è una sorta di qui ed ora, nel senso che suonerà gente a cui l’hype è stato cucito addosso (direi meritatamente) di fresco e che vogliamo vedere dal vivo ora, perché è questo il momento giusto.

Chi ci sarà? Non vi faccio l’elenco completo perché per quello c’è il programma, ma ecco quelli che mi piacerebbe vedere se avessi il teletrasporto e potessi tornarmene immediatamente a cantare la ninnananna a mia figlia una volta finito il concerto.

Wavves, ovvero Nathan Williams, che ha 22 anni, viene da San Diego, è bruttino ma ha i capelli alla moda e tutto da solo fa un gran casino (che è anche il nome della playlist dove l’ho inserito e che metto in play quando il supermercato, la mattina, è infestato di over-60). Se nel 2009 avete deciso di comprare 10 dischi in tutto, uno è il suo.

Vivian Girls, che sono tre, sono ragazze, sono pure rotondette, sono di New York e fanno garage. Nel 2008 hanno sfornato uno dei migliori dischi dell’anno e se non ce l’avete, non è un buon segno.

Abe Vigoda (che è anche il nome di questo tizio e se avete visto Il Padrino non potete non ricordarvelo), ma il loro disco l’ho preso solo un paio di settimane fa e devo ancora metterli nell’iPod quindi non so dirvi praticamente nulla se non che ad un primo microascolto su iTunes li ho etichettati come punk (ma potrei sbagliare).

My Awesome Mixtape: sono di Bologna, il cantante si chiama Maolo e lo vedo spesso dalle parti di casa mia.

Buzz Aldrin, sono di Bologna pure loro, si chiamano come il secondo uomo che ha messo piede sulla luna e poi è diventato alcoolizzato, e poi si è disintossicato e fanno essenzialmente new wave. Non li conosco benissimo ma quel poco che ho sentito mi piace. Il cantante, a differenza di Maolo, non lo vedo mai intorno a casa mia.

Andrew Bird, perché è folk abbastanza da diventare la prossima ninnananna per mia figlia, che si è un po’ stancata di Bonnie Prince Billy.

The Pains of Being Pure at Heart, perché hanno un nome che spacca e che sembra il titolo di una poesia che potremmo aver scritto tutti al liceo, perché il loro è un altro dei dieci dischi da comprare quest’anno e perché li ascolto sempre quando prendo l’autobus per fare più di due o tre fermate.

Enzo di Polaroid (che farà un dj set durante la serata finale del festival) perché l’ho conosciuto ed in due secondi ho capito che è una gran persona, perché il suo è l’unico blog musicale che seguo costantemente, perché grazie al suo blog ne ho scoperti tanti altri e mi sono reso conto che chi scrive di musica è mediamente molto più bravo e trasuda molta più passione nei suoi articoli rispetto a quelli che bloggano di altre cose.

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