Qualche giorno fa mi è capitato di leggere di un un inventore e futurista – tale Raymond Kurzweil – che ha ipotizzato che il cervello umano ha una capacità di memoria di 1 Terabyte: più una provocazione, credo, che uno studio scientifico vero e proprio.
A quel punto, però, ho iniziato a fantasticare sul mio cervello, mettendolo in parallelo con l’hard-disk, proprio da 1 Terabyte, che sta qui accanto al mio computer e che ho riempito di cartelle, files, documenti, foto, video, musica, progetti, idee.
Sia nell’hard-disk che nella mia mente c’è una cartella con scritto sotto BOF.
Una cartella che da quando abbiamo deciso di partire con questo progetto è andata via via riempiendosi di roba: grafiche, presentazioni in PDF, scambi di mail, foto delle serate. Ma che fin da subito, almeno per quanto riguarda quella cerebrale, ha anche visto un accumularsi di dubbi e incazzature, che magari avremmo potuto evitare fin dall’inizio ascoltando la vocina (che urlava dalla cartella con su scritto istinto) che ci avvertiva che collaborando con altre realtà – soprattutto cooperative culturali con i piedi ben affondati nella politica locale, e dunque contrarie a molte delle nostre idee riguardo il far cultura – non avremmo potuto mantenere il controllo della situazione: condizione non ideale soprattutto se si partiva con l’idea con noi non ci avremmo guadagnato niente in termini economici, quasi niente in termini di visibilità, ma al contrario avremmo speso molte ore a lavorare su un progetto la cui riuscita dipendeva (forse) troppo dalle capacità altrui.
La vocina aveva ragione, ma con un treno ormai in corsa ascoltarla sarebbe stato inutile e soprattutto frustrante, quindi abbiamo deciso di sbatterla fuori per un po’.
Da una parte abbiamo fatto bene: grazie al BOF abbiamo conosciuto di persona tantissimi creativi che fino ad ora conoscevamo solo via mail. Abbiamo visto che la voglia di fare non manca, che l’originalità e la competenza sono il punto di forza del giovane made in Italy e, tirando le somme, pensiamo che tutti i brand che hanno effettivamente partecipato a queste serate meritassero molto di più. Sia da parte di un pubblico perlopiù disattento, sia da parte un’organizzazione spesso schizofrenica – niente più cooperative culturali, ricorda la vocina. Organizzazione della quale facevamo parte anche noi di Frizzifrizzi, che abbiamo lottato quanto più possibile per superare gli ostacoli che ci si sono parati contro fin da subito, ostacoli che le altre realtà con cui collaboravamo sapevano benissimo ci sarebbero stati.
Ora è arrivato il momento, per questa strana esperienza, di giungere al termine. Con una serata d’anticipo, però, perché qualcuno – l’unico che puntava ad un ritorno economico – che da una parte ti chiama e ti dice sono state belle serate!, dall’altra avverte alcuni dei brands che avrebbero dovuto partecipare al BOF di domani che forse non vale la pena venire.
E quindi eccoci qui. A scrivere un articolo di cui abbiamo in testa (e nella cartella BOF) sia io che Francesca almeno altre due versioni: quella più soft e quella più incazzata.
Per quanto mi riguarda – oltre a dire che comunque bisogna imparare dai propri errori ed ascoltare le vocine – ho già cancellato la cartella BOF che ho nell’hard-disk. Per quella che ho in testa, forse, ci vorrà un po’ di più…