Lettere di strada: un laboratorio su writing e font design organizzato da Fabrizio Falcone e Fruit Exhibition

Manifesti, graffiti, tag, scritte a pennarello, antiche targhe incise o scolpite, e vecchie insegne dipinte a mano, ancora oggi visibili sopra a vetrine che ormai non c’entrano più nulla. I muri delle nostre città ci parlano continuamente, in uno stratificarsi di linguaggi, di stili e di epoche differenti. Ci passiamo avanti ogni giorno e inevitabilmente, dopo un po’, l’occhio ci fa l’abitudine. A meno che non intervenga un particolare a colpire la fantasia, non ci facciamo neanche più caso. Eppure basterebbe poco, semplicemente focalizzare l’attenzione, di tanto in tanto, su quei messaggi. O meglio, sul valore formale di quei messaggi: le linee sinuose o, al contrario, le spigolosità. Le aste e le grazie incise sul marmo. Le lettere lavorate dei “divieto d’affissione” che spuntano dai muri. I pattern in rilievo dei tombini incastonati nell’asfalto.

Qualche anno fa — ispirato da libri come L’Italia insegna di James Clough o Graphique de la rue di Louise Fili, e da progetti come Lettering da — decisi di fare una “passeggiata tipografica” per Bologna, che diventò poi un pezzo pubblicato sul primo numero della rivista 24 Hour Pizza People.
Cominciai dai luoghi che già conoscevo ma, una volta “drizzate l’antenne”, ne scoprii, vagando più o meno a caso, almeno venti, trenta volte tanti. A un certo punto mi fermai, rendendomi conto che sarei potuto andare avanti per giorni (anche perché, per deformazione professionale, avevo iniziato a entrare nei posti per chiedere informazioni, qualora ce ne fossero ancora, sulle insegne che incontravo, imbattendomi in alcuni racconti che varrebbero da soli un libro. Uno su tutti una farmacia che in origine era un café chantant e conserva ancora all’interno le colonne in stile liberty).

(foto: Simone Sbarbati)
(foto: Simone Sbarbati)
(foto: Simone Sbarbati)

Quei tesori, che per me sarebbero potuti diventare potenziali inneschi per raccontare storie, per chi fa grafica sono invece materiale vivo. Non solo esempi da studiare ma anche e soprattutto spunti per creare nuove forme o per ricostruire alfabeti incompleti a partire da quelle tracce lasciate da qualcuno in epoche remote o appena pochi giorni prima. Come potrebbe essere la T di questa scrittura che esiste, unica al mondo, solo nelle poche lettere che vedo su quell’insegna? E il minuscolo del lettering di quel graffito?

(courtesy: Fabrizio Falcone)

È proprio a questo che mira un workshop di tipografia urbana organizzato da Fruit Exhibition come attività che fa da preludio alla prossima edizione del festival di editoria indipendente (la decima, che si terrà il prossimo autunno).
A curare e tenere il laboratorio — che si intitola Lettere Urbane e si svolgerà il 28 e 29 maggio presso la Casa dei Colori e per le strade di Bologna — sarà Fabrizio Falcone, giovane progettista e type designer che è tra i fondatori del collettivo editoriale Tazi Zine e co-curatore di un archivio digitale che porta lo stesso nome del workshop.

Lettere Urbane condurrà 10 persone in giro per la città in cerca di “prede” tipografiche.
«Dopo una presentazione sul mondo del writing in cui verranno raccontati strumenti e stili di questa cultura, faremo un’esplorazione visiva per la città di Bologna, in cui cercheremo di raccogliere, attraverso immagini fotografiche, tag e graffiti che circondano la città. Verranno analizzati e presi in esame i materiali raccolti per poi iniziare a studiare come poterli utilizzare. Una volta trovato lo strumento e la tecnica adatta per rappresentare le lettere di quella specifica immagine, progetteremo le lettere dell’alfabeto mancanti attraverso un percorso tipografico e calligrafico. Ogni partecipante ridisegnerà l’intero alfabeto che verrà poi riprodotto su un poster» spiega Falcone.
Le iscrizioni sono ancora aperte.

(courtesy: Fabrizio Falcone)
(courtesy: Fabrizio Falcone)
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