Diastema: una nuova fanzine da scaricare gratuitamente

Luisa Pellegrino è una scrittrice, poetessa e traduttrice, oltre che professoressa di inglese in un liceo, lettrice per le case editrici e, in passato, pure cuoca di colazioni a domicilio.
Suo marito, Alessandro Viale, ha uno studio di grafica insieme ad alcuni amici: Tundra. Entrambi vivono a Torino e da settimane stanno chiusi in casa, come chiunque altro in Italia, oggi, ne abbia una in cui rifugiarsi.

La dimensione domestica, come stiamo vedendo, leggendo e ascoltando spesso in questi giorni, sta insinuando nuove dinamiche nella vita di tutti, in chi sta solo e in chi sta in famiglia, in chi era poco abituato a spenderci intere giornate come in chi, invece, vi passava già la maggior parte del tempo. Le quattro mura di casa stanno diventando degli amplificatori, in positivo e in negativo: le pareti a riflettere pensieri e azioni, fungendo da cassa di risonanza. Dietro a ogni porta, a ogni finestra, rimbombano voci, silenzi, desideri, urla disperate, sogni, barlumi di idee che si fanno strada nella mente sfruttando la eco che rimbalza nel perimetro del familiare e del privato. Quando possono, trovano sfogo online, a volte riuscendo a evadere dalle pareti domestiche per proiettarsi e risuonare nelle vite altrui, armonizzandosi con altri pensieri e desideri rimbombanti.

L’idea di Pellegrino e Viale è così che si è sviluppata, prima tra salotto e cucina per poi uscire e “invadere” le stanze dei loro amici; e ora, potenzialmente, quelle di chissà quante altre persone, attraverso una fanzine: diastema.
«Da un po’ di tempo parlavamo dell’idea di fare una rivista, una fanzine, perché ci piaceva l’idea di mettere tanti linguaggi differenti insieme», mi ha raccontato Luisa. «Pensavano di parlare di Torino, di com’è cambiata la città negli ultimi anni, di quanto a volte ci sorprenda, ma molto più spesso ci spaventi. Diciamo spesso questa cosa: “pensavamo che Torino sarebbe diventata una piccola Berlino e invece ci ritroviamo in una grande Cuneo”».

Il progetto avrebbe dovuto evolversi coinvolgendo gli amici, parlandone di persona, mettendo insieme una squadra di animi affini, come si fa in questi casi, ma lo stato delle cose, se da una parte ha accelerato il fare, infondendovi tutta l’urgenza che il potere e dovere starsene con le mani in mano è capace di instillare, dall’altra ne ha modificato l’essenza e ne ha dettato il tema, che nel numero zero, il “pilota” è ovviamente la casa.

L’invito che inizialmente Pellegrino e Viale hanno mandato ai loro contatti era di pensare alla fanzine come a uno spazio da riempire — da qui il nome, diastema, che indica la distanza tra due denti vicini, di solito gli incisivi («l’abbiamo chiamata così perché diastema è una parola che ci piace, ma anche perché è un piccolo spazio vuoto da riempire, uno spazio che si riempie solo quando mordi», mi spiega Pellegrino) — per raccontare qualcosa, «ognuno con le proprie capacità e competenze, senza pensare a null’altro che non sia fare bene quella cosa e vedere poi cosa ne esce».

(courtesy: diastema)
(courtesy: diastema)

Da queste basi, senza la garanzia di arrivare effettivamente a far uscire al pubblico alcunché di concreto, è stata probabilmente l’urgenza a dare l’input giusto per tirare fuori la “sostanza”. Urgenza che si riflette soprattutto nella forma, che cambierà ad ogni numero («se ce ne saranno», precisano nel primo editoriale) e che per la prima uscita incarna tutta la precarietà di questi tempi in cui, pieni di tecnologie come siamo, paradossalmente dobbiamo arrangiarci con forbici e colla.

Nata in appena due settimane, diastema n. 0 si può dunque scaricare e stampare, nella versione originale in formato A3 — per chi ne ha la possibilità — oppure in A4, seguendo le istruzioni, con l’opportunità, volendo, di farsela stampare da un’edicola di fiducia.
Tra i contenuti: riflessioni, racconti, mini-saggi, collage, fumetti, quiz in forme di limerick, progetti artistici, tracce musicali, un piccolo supplemento per bambini: un mosaico di indagini più o meno personali sullo spazio mentale e fisico che chiamiamo casa.

Per chi non ha la possibilità di stampare, si può anche consultare diastema soltanto online, ma è sull’impaginato che la grafica — opera di Tundra — assume il suo ruolo di co-protagonista del progetto, tra spunti che arrivano dalle vecchie fanzine, ispirazioni contemporanee, sperimentazioni visive ed elementi che paiono usciti dalla grafica vernacolare dei giornali locali: «i progettisti si sono divertiti, quando non hanno regole è tutto più divertente», assicura Pellegrino.

(courtesy: diastema)
(courtesy: diastema)
(courtesy: diastema)
(courtesy: diastema)
(courtesy: diastema)
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