«Creased sheets, leave my right hand free, it’s hard to be alone / Deep heat, turn the lights off in my home / I love this», canta la musicista britannica Marika Hackman in hand solo, brano estratto dall’album Any Human Friend, uscito lo scorso agosto.
Il pezzo — una sincera celebrazione della masturbazione femminile e un’accusa alla società patriarcale che più o meno esplicitamente la condanna — è accompagnato anche da un video, opera del regista Samuel J. Bailey, che ha scelto di puntare sul’ironia e sulle metafore visive, riuscendo a rappresentare proprio l’atto di masturbarsi — dall’esplorazione iniziale all’esplosione finale — con un tripudio di mani che toccano, sfregano e titillano ma senza mostrare nemmeno un dettaglio “per adulti”, avvalendosi invece conchiglie, lenzuola, mollette, ventagli, palle da bowling, persino portafogli e scarichi del lavandino.

Introdotto da una citazione dell’autrice femminista Susie Bright — «Dietro ogni condanna erotica c’è un ipocrita ardente» — il video, tecnicamente, non si presta a divieti, censure ed etichette come “mature content”, dato che non contiene né violenza né scene di sesso esplicito, e infatti sia su YouTube che su Vimeo è visibile da chiunque. Eppure, potenzialmente, tutti gli “ipocriti ardenti” potrebbero esserne profondamente scandalizzati e offesi (vedi la scena in cui piazza San Pietro e viene gioiosamente masturbata) e questo aspetto rende l’opera ancora più interessante, perché oltre a essere un efficace e tagliente arma contro lo stigma culturale, sociale e religioso che ancora nel 2019 colpisce la masturbazione femminile, mette anche in crisi gli idioti paradigmi della censura in rete.
Per il progetto, Hackman e Bailey hanno anche raccolto pensieri e storie sulla masturbazione in modo anonimo da parte di donne (alcuni appaiono alla fine del filmato).





