Dopo aver letto Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan — uno dei libri chiave del nuovo millennio, sia per chi si interessa delle tematiche riguardanti l’origine di ciò che mangiamo sia per chi vuol capire come si scrivono saggi e reportage ai massimi livelli — se ne esce fuori con una pesante sensazione di disgusto nei confronti dell’industria alimentare e altrettanta voglia di abbracciare invece la filiera corta e ben più sostenibile della fattoria (la catena pastorale, come la chiama Pollan) o, meglio ancora, la catena personale, quella del cercatore / cacciatore / raccoglitore.
Per quanto affascinanti, però, la via pastorale e quella selvaggia hanno un retrogusto amaro, quello della loro apparente impraticabilità nella vita quotidiana: l’una sembra strettamente legata a un certo benessere economico, quello che ti dà l’opportunità di scegliere ortaggi davvero biologici, uova deposte da galline felici, carni di animali cresciuti in grandi spazi verdi; l’altra a una grande disponibilità di tempo libero, che per la maggior parte di noi è un lusso ancora maggiore.
In realtà — ovviamente mettendo in conto un certo impegno in più rispetto all’abbandonarsi pigramente alla filiera industriale — alimentarsi in modo più responsabile e sostenibile non è del tutto incompatibile con i ritmi e le possibilità
di chi non ha conti in banca sostanziosi e/o intere giornate da dedicare a inseguire le proprie passioni. Ed è proprio attorno all’esplorazione di questa potenzialità che ruota The Preserve Journal, nuovo magazine indipendente fondato a fine 2018 e uscito con il primo numero a maggio 2019.
«Crediamo che la fermentazione, la ricerca di cibo e il vivere seguendo le stagioni, così come l’imparare gli uni dagli altri, offrano una forma di resistenza concreta contro le strutture omogeneizzate, industrializzate e capitalistiche che dominano la cultura alimentare odierna», scrivono i fondatori di Preserve, che hanno anche pubblicato sul sito della rivista un vero e proprio manifesto.
Di base a Copenhagen, il magazine raccoglie interviste, approfondimenti e consigli pratici da parte di chef, scienziati, raccoglitori di erbe, agricoltori, ristoratori, coltivatori urbani, ma anche poeti e scrittori.
Nel primo numero — 124 pagine stampate su carta riciclata, con foto rigorosamente analogiche — si parla di fermentazione, di utilizzo delle erbe infestanti, di batteri, di come gestire responsabilmente un ristorante.
The Preserve Journal si può acquistare online e in Italia si può trovare a Milano da Reading Room.
Da non perdere anche l’account Instagram.