Non molti giorni fa, durante la terza edizione di OLÉ – Oltre l’editoria, il festival di autoproduzioni ed editoria indipendente organizzato dall’XM24 di Bologna, mi sono ritrovato, accanto a un altro ragazzo, a perdermi tra le illustrazioni dell’artista spagnolo Carles Garcia O’Dowd, che oltre a essere tra gli espositori aveva anche realizzato la locandina dell’evento.
Dopo esserci avvicinati entrambi alle tavole, distrattamente curiosando come capita spesso durante eventi del genere, quando si dedicano i primi “giri” a sguardi veloci, per mappare l’offerta e orientarsi, poi, per più approfonditi blitz o per acquistare qualcosa, ci siamo scoperti storditi e sopraffatti dalla stratificata complessità delle tavole, dal sovrapporsi di elementi azioni dettagli citazioni, vivendo — ciascuno per conto proprio, ma percependo bene l’uno lo stato d’animo dell’altro — quel ventaglio di sensazioni che il mio dizionario analogico suggerisce sotto alla voce smarrimento: turbamento, sconcerto, ansia, disagio.
Condizioni, queste, che coincidono con i sintomi con cui molti di noi, e sempre più spesso, si trovano a convivere quotidianamente, nella frenetica corsa per restare al passo coi ritmi sempre più forsennati del lavoro, del rapporto con gli altri, delle notizie, degli input culturali, della società più in generale, della quale le opere di Carles Garcia O’Dowd sono una sorta di specchio.
«Lo spettatore è costretto a immergersi in micromondi infiniti, fatti di decine di livelli, situazioni, personaggi. Un universo illustrativo sovraffollato, che rispecchia in pieno il tipo di società che stiamo vivendo e in cui si è formato lo spirito dell’artista spagnolo, dove ogni cosa sta venendo semplificata per permettere alle persone di poter essere ancora bombardate da più stimoli e informazioni. Il dialogo quasi non esiste più e ci si esprime solo per brevi messaggi o icone, bisogna essere rapidi, immediati, sempre presenti, ovunque», scrive Valerio Bindi, uno dei fondatori del Crack!, nell’introduzione alla monografia Closer to Heaven, che la Teké Gallery di Carrara dedica all’opera di Garcia O’Dowd in occasione della sua prima mostra personale italiana, che verrà allestita il 14 giugno prossimo negli spazi della galleria e sarà in esposizione fino al 3 agosto.
Classe 1988, nato a Maiorca, castigliano di padre e irlandese di madre, Carles Garcia O’Dowd — che si fa chiamare anche G.O’D — ha scoperto la scena della grafica, dei fumetti e dell’illustrazione underground in Italia, a Roma, grazie al Crack!, che è uno dei più importanti e affascinanti festival di autoproduzioni a livello internazionale.
Negli ultimi otto anni l’artista ha girato per il mondo, collaborando con collettivi, pubblicando fanzine e fumetti, partecipando ai festival e utilizzando il proprio talento nel campo dell’attivismo politico, interessandosi a tematiche come il femminismo, l’aborto, il movimento queer, il capitalismo sfrenato, il turismo selvaggio.
«Creo mondi e racconto storie attraverso le grafiche, unendo i problemi sociali ai riferimenti della cultura pop», così Garcia O’Dowd descrive il proprio lavoro.
In mostra presso la Teké Gallery ci saranno disegni originali in bianco e nero e a colori, tavole originali dei suoi fumetti, serigrafie, stampe offset e gliclée a colori: in totale oltre 100 opere, mai viste finora tutte assieme.
Il catalogo, edito da Tabularasa Edizioni in collaborazione con Bisso Edizioni, si può anche acquistare online e raccoglie, oltre alle opere e alla succitata introduzione di Valerio Bindi, anche una biografia dell’artista, a cura di Stefano Dazzi Dvořák, e un testo di Marco Cirillo Pedri, che è il curatore della mostra, realizzata in collaborazione con Tabularasa Edizioni e Strane Dizioni.