Ci sono luoghi che sono semplici contenitori, e la cui identità viene di volta in volta definita dal contenuto che vi viene messo dentro. Una fiera di abbigliamento equivale a un festival musicale, a una mostra di arte contemporanea, una cena di beneficienza, l’evento sponsorizzato da una banca, la raccolta fondi di un candidato. In posti del genere la cornice non ha connessioni ideali, politiche, ideologiche con ciò che racchiude, e viene scelta per questioni logistiche oppure economiche, di prestigio e storia dell’edificio in sé, per l’organizzazione che offre, per la posizione, per la pura e semplice disponibilità.
Ci sono luoghi, invece, nei quali contenitore e contenuto sono intimamente allacciati, l’uno inseparabile dall’altro, espressione della stessa idea di fondo, degli stessi principi, non negoziabili, del medesimo spirito. Sono luoghi vivi, dove la cornice abbraccia e dà senso a quel che sta al suo interno, e quel che sta all’interno rafforza e ravviva la cornice.
L’XM24 — spazio pubblico autogestito nato a Bologna nel 2002 — è uno di questi. Presidio di un’idea altra del vivere in comunità in un quartiere, la Bolognina, che è al centro di piani di rigenerazione e oggetto del desiderio di chi fa speculazione edilizia, l’XM24 vive da qualche anno sotto minaccia di sgombero («Per rigenerare bisogna prima eliminare quegli indecorosi segni di autogestione, di libertà d’espressione, di socialità aperta e non filtrata, di anarchia praticata. Pulire, abbellire, far lievitare le potenzialità speculative. E così espellere gli abitanti attuali», scrive la professoressa Paola Bonora nel suo saggio Rigenerazione urbana: retoriche e schizofrenie del presente, raccolto nel bel volume A che punto è la città?, a cura del gruppo bolognese della rivista Gli Asini).
Ed è solo all’interno dell’XM24 che poteva nascere e svilupparsi un progetto come OLÉ – Oltre l’editoria, un festival di autoproduzioni ed editoria indipendente che punta — attraverso i libri, le fanzine, i laboratori, i tanti incontri — a raccontare le complessità e le contraddizioni del presente tra le mura di un posto che rappresenta una delle poche, pochissime isole in cui si mettono in discussione i paradigmi e i dogmi della società in cui viviamo (faccio una domanda a tutti quelli che stanno alzando il sopracciglio: sì, si può benissimo non essere d’accordo con una, alcune, tutte le visioni delle quali XM24 ed esperimenti simili possono essere espressione, ma siamo sicuri che una città senza sia meglio di una città con una proposta di un differente vivere sociale?).
«Vogliamo proporre un punto d’incontro e di dibattito tra lettori, editori, autori, infoshops e centri di documentazione all’interno del quale il libro venga considerato non solo come una merce, bensì un mezzo per entrare nelle contraddizioni del tempo che stiamo vivendo. Perché il libro, la fanzine, il documentario sono il pretesto per affrontare nuove narrazioni politiche ed esistenziali», scrivono gli organizzatori di OLÉ, che hanno costruito la terza edizione del festival attorno a un programma fittissimo, pieno di ospiti e organizzato a partire da un tema, che è quello del Rebus.
Perché il Rebus? Per (ri)abituarci a leggere con più attenzione ciò che ci troviamo davanti: immagini, testi, situazioni, cogliendone le sfumature, svelandone le criticità, cogliendone — quand’è il caso — la superficialità, per poi provare a sviluppare forme di comunicazione più ricche, più vive, meno vuote.