Fuochi, maschere, fantocci, sacrifici: l’arrivo della primavera, in tutte le culture, è sempre stato celebrato con riti altamente simbolici, eccessivi, spesso violenti. Digiuni e grandi abbuffate, canti e balli, rovesciamento dei ruoli, morte e resurrezione. E bastonate, tante bastonate, che possono portare doni o scherzi terribili, come storicamente accade nel rito/gioco della pignatta, o pigna, o pentolaccia che, come tante tradizioni (il Carnevale e Halloween su tutte), il tempo ha diluito, indocilito e fiaccato, fino a renderla uno svago per bambini.
Originaria — pare — della Cina, la pignatta è arrivata in Europa durante il Medioevo e da lì ha fatto il giro del mondo. Oggi se dici piñata, al netto delle migliaia di tradizioni locali, la prima cosa che viene in mente è il Messico. Lì ne esisteva già una versione precolombiana, assorbita però dagli usi e costumi dei cattolici, che ne hanno dato una valenza puramente peccaminosa: la pentola rappresenta il male, il demonio, e i frutti al suo interno (poi sostituiti da dolci e caramelle) sono le tentazioni. Col tempo la pentola è diventata un contenitore sempre più decorato e di diverse forme (le maschere attraenti o spaventose del diavolo tentatore), e la persona che colpisce, bendata e quindi guidata dalla fede, prova a distruggere la forza negativa, ricevendo in premio i suoi doni.

(fonte: http://robertobenavidez.com)
Le superstizioni religiose della cultura latina, oltre a generare una cascata di giochi da fiera, palio e feste per bimbi, hanno anche ispirato lo scultore americano Roberto Benavidez, che ha spesso lavorato sulla rappresentazione della pignatta, dandole la forma di teschi, di dipinti, di creature uscite dalle opere di Hieronymus Bosch e — ultime in ordine di tempo — degli animali mitologici dei bestiari e dei libri sacri del ‘200, ‘300 e ‘400.
Realizzate con cartapesta a partire da volumi creati con semplici palloncini e cartoncino, sono decorate con la carta crespa e sul profilo Instagram dell’artista è possibile vedere il “making of” di alcuni esemplari.

(fonte: http://robertobenavidez.com)

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