We Are Our Mountains, 1967 Stepanakert, Nagorno-Karabakh (nella Repubblica dell'Artsakh, uno stato a riconoscimento limitato) Architetto: Sargis Baghdasaryan © Darmon Richter

Monumentalism: un sito dedicato al monumentalismo dell’Est Europa

Una delle definizioni più efficaci di monumentalismo l’ha data il grande Ugo La Pietra.

«L’architettura monumentale è l’estetizzazione delle regole repressive. L’estetizzazione di una società invece della sua realizzazione»
Ugo La Pietra, “Monumentalismo”, 1972

Concetto che ha poi ulteriormente allargato nell’omonimo cortometraggio del ’74 che, «girato “dentro e fuori” la Stazione Centrale di Milano», spiega La Pietra, «utilizza questa architettura come modello per scoprire che nell’ambiente in cui viviamo quasi sempre non esiste una relazione tra spazio e uso dello stesso».

Sardarapat Heroic Memorial Complex, 1968
Araks, Armenia
Architetti: Rafael Israelyan
Sculptors: Ara Haroutounyan, Arsham
Shahinyan e Samvel Manassyan
© Darmon Richter

Il monumentalismo è scenografico, teatrale. Il monumentalismo rappresenta, appunto. E per questo è tipico dei regimi totalitari e delle dittature.

Nei paesi dell’ex Unione Sovietica e negli stati che nei decenni passati subirono l’influenza di Mosca, sono ancora evidenti i segni dell’architettura monumentale: nelle piazze, nelle università, negli uffici governativi e nei monumenti celebrativi, nei memoriali, nelle tombe, negli alberghi e nei cinema, nelle “semplici” fermate dell’autobus e nelle insegne della città.

Un fotografo e ricercatore britannico, Darmon Richter va in cerca di quei segni, e da oltre 10 anni sta viaggiando in lungo in largo per quei luoghi, documentando e raccontando. Il frutto di tale ricerca è un sito, Monumentalism, che raccoglie gli scatti realizzati.

People’s Friendship Arch, 1982
Kiev, Ucraina
Architetti: Serhiy Myrhorodsky, Kostyantyn Sydorov, I. Ivanov
Scultore: Oleksandr Skoblikov
© Darmon Richter

Il sito si può navigare in vari modi: lasciandosi semplicemente andare al flusso di immagini — davvero sorprendenti, le une accanto alle altre, e capaci di restituire in maniera immediata l’arroganza, la volontà di potenza, il kitsch, la comicità involontaria, ma anche, talvolta, la grandezza architettonica dei regimi —, oppure selezionare (cliccando su explore) il tipo di monumento o la nazione.

Per ciascuna immagine, laddove possibile, ci sono informazioni sull’anno di costruzione, l’architetto o gli architetti e qualche cenno storico, che spesso rimanda a un altro sito, The Bohemian Blog, gestito dallo stesso Richter e dedicato proprio al reportage e al racconto di tali luoghi.

Tra l’altro Richter organizza regolarmente anche dei tour tematici — dalla visita all’eredità in cemento del Partito Comunista Bulgaro ai monumenti alla memoria dell’ex Jugoslavia — che vanno sold out in pochissimo tempo.

Monument to the Battle of Sutjeska, 1971
Tjentište, Bosnia ed Erzegovina
Architetti: Miodrag Živković e Ranko Radovic
© Darmon Richter
Pyramid of Tirana, 1988
Tirana, Albania
Architetti: Panvera Hoxha, Klement Kolaneci, Pirro Vaso e Vladimir Bregu
© Darmon Richter
Monument to the Hero Sailors, 1979
Poti, Georgia
© Darmon Richter
Monument to the Uprising of the People of Kordun and Banija, 1981
Petrova Gora, Croazia
Architetti: Vojin Bakić, Berislav Šerbetić
© Darmon Richter
Monument to the Antifascists
Kyustendil, Bulgaria
© Darmon Richter
Cinema Oktyabr, 1975
Minsk, Bielorussia
Architetto: Valentin Malyshev
© Darmon Richter
Yerevan City Sign
Yerevan, Armenia
© Darmon Richter
Monument to the Founders of the Bulgarian State, 1981
Shumen, Bulgaria
Architetti: Krum Damyanov e Ivan Slavov
© Darmon Richter
Monument to the Kosmaj Partisan Detachment, 1970
Kosmaj, Serbia
Architetti: Vojin Stojić e Gradimir Vedakovic
© Darmon Richter
Monument to Soviet Cosmonautics
Dryanovo, Bulgaria
© Darmon Richter
Monument to the Fallen Miners, 1973
Mitrovica, Kosovo
Architetto: Bogdan Bogdanović
© Darmon Richter
We Are Our Mountains, 1967
Stepanakert, Nagorno-Karabakh (nella Repubblica dell’Artsakh, uno stato a riconoscimento limitato)
Architetto: Sargis Baghdasaryan
© Darmon Richter
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