Con la progressiva sostituzione delle vecchie insegne dipinte, incise o scolpite a mano con quelle più moderne (e spesso — anche se non sempre — ben più banali), si rischia di perdere un piccolo patrimonio in fatto di storia, cultura visiva, abilità artigiana e, ovviamente, varietà nelle forme dei caratteri.
A salvare dall’oblio migliaia di esempi di lettering del passato si sta per fortuna sempre più diffondendo il fenomeno del type hunting che, oltre a rappresentare una più o meno ordinata forma di catalogazione di insegne e targhe delle città di tutto il mondo, ha anche contribuito a creare maggior consapevolezza da parte del pubblico e delle amministrazioni locali riguardo all’importanza di salvaguardare e conservare questo genere di manufatti.
Ma c’è anche chi prova a fare un ulteriore passo, digitalizzando le lettere disegnate dai pittori di insegne, progettando ex novo tutti i glifi mancanti e trasformandole in caratteri tipografici utilizzabili.
È il caso di Fontsmith, fonderia digitale britannica che ha lanciato il progetto Lost & Foundry (un gioco di parole tra Lost & Found, cioè perso e ritrovato, e Foundry, ovvero la fonderia tipografica).
Nato proprio per non rischiare di lasciar andare perduti per sempre dei caratteri originali, Lost & Found ha prodotto 7 font che derivano da altrettante insegne del quartiere londinese di Soho.
Ad aggiungere ulteriore valore all’iniziativa, l’intero ricavato dalla vendita dei caratteri andrà a un’associazione no profit dello stesso quartiere, The House of St. Barnabas, che si occupa di offrire alloggio e aiuto ai senzatetto.