(fonte: British Library)

Tesori d’archivio: i calligrammi astronomici di un manoscritto di 1200 anni fa

Il suo nome in codice è ms. Harley 647, e indica che si tratta di un manoscritto (ms.), il numero 647 della collezione Harley, che prende il nome da Robert Harley, politico britannico del ‘600/700.
Nel 1704 Harley acquistò più di 600 manoscritti da un antiquario, cominciando così una raccolta che venne ulteriormente ingrossata da suo figlio Edward e che arrivò a comprendere migliaia di volumi, oggi quasi tutti conservati presso la British Library di Londra.

Il 647 è un libro molto particolare, nella storia come nei contenuti.
Risalente al 9° secolo — quindi circa 1200 anni fa — e proveniente dalla diocesi di Reims, il manoscritto parrebbe essere frutto di decenni di lavoro. È anche il più antico esemplare in circolazione a riportare gli Aratea, un’opera giovanile di Cicerone, più precisamente una libera traduzione, scritta attorno al 90 a.C., degli ancor più antichi Phaenomena, poemi a tema astronomico scritti dal poeta greco Arato di Soli nel 3° secolo a.C.

(fonte: British Library)
(fonte: British Library)

E non finisce qua. Nell’Harley 647 sono rappresentate alcune costellazioni ed oggetti celesti — Ariete, Sagittario, Pesci, le Pleiadi, Perseo… Il testo di Cicerone sta sotto alle immagini. Ma queste ultime nono sono semplici illustrazioni bensì dei calligrammi, cioè componimenti poetici in cui la disposizione di lettere e parole rimanda ai contenuti del testo, che a sua volta proviene da un’altra fonte, l’Astronomica, attribuita a Gaio Giulio Igino, che fu scrittore e bibliotecario dell’impero romano e visse a cavallo dell’anno 0.

Riepiloghiamo:
– versi greci di 2200 anni fa;
– tradotti in latino da Cicerone 2100 anni fa;
– associati ad illustrazioni e calligrammi di 1200 anni fa che riportano i versi di un’altra opera di 2000 anni fa;
– il tutto su un manoscritto che chissà quanti giri ha fatto prima di essere acquistato, 300 anni or sono, per poi rimanere in mano alla famiglia Harley per qualche decennio, e infine, a metà ‘700, arrivare alla British Library, dov’è stato digitalizzato e messo online in modo che anche io e te possiamo guardarcelo senza sciuparne neanche un pagina.

(fonte: British Library)
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