Da “babbano” non avevo mai pensato a quanto possa essere complicato trovare il luogo giusto per un laboratorio di stampa tipografica. Immagazzinare la carta e archiviare i caratteri tipografici necessita di spazio; il peso delle vecchie macchine ha bisogno di pavimenti con una portata minima ben superiore di quella di un semplice appartamento; e l’arte della stampa, che vive di dettagli e di colori, necessita luce naturale in abbondanza.
L’ho scoperto ieri sera, durante la presentazione di un libro illustrato (di cui parlerò prossimamente) che si teneva qua a Bologna da Anonima Impressori, officina grafica e tipografica che ha un bellissimo laboratorio nella prima periferia della città, laboratorio che però, vista la mole di lavoro, l’arrivo di nuovi macchinari e le continue nuove acquisizioni per il loro archivio di caratteri, comincia a stare sempre più stretto ai giovani artigiani che ci lavorano. Ma trasferirsi, e soprattutto trovare il posto ideale, non è affatto semplice — così mi hanno raccontato.
Per questo, quando stamattina sul profilo twitter di Adrian Shaughnessy (designer e co-fondatore di Unit Editions) mi sono imbattuto nelle foto del laboratorio tipografico berlinese p98a, “casa” di un collettivo di designer e stampatori, tra cui il grande Erik Spiekermann, ho pensato che questo è esattamente il tipo di spazio che stanno cercando i ragazzi di Anonima Impressori — ma prima di pensare mi sono semplicemente sciolto in lacrime immaginando di starci io in un posto del genere.
Pubblicate su Flickr appena un paio di giorni fa, le foto sono di Norman Posselt, e guardandole mi sono accorto che in realtà io quel laboratorio l’avevo già visto in un video: qua.
(© Norman Posselt / p98a berlin)
(© Norman Posselt / p98a berlin)
(© Norman Posselt / p98a berlin)
(© Norman Posselt / p98a berlin)
(© Norman Posselt / p98a berlin)
(© Norman Posselt / p98a berlin)
(© Norman Posselt / p98a berlin)
(© Norman Posselt / p98a berlin)
