“Finito il lavoro della giornata, mi sedetti sulla porta di casa, la pipa in mano, per riposare un po’ al fresco della sera. «Uscirò», disse a sé stesso, in parte consapevole di essere in una gabbia, pur non vedendo sbarre. Dalla tortuosa strada di campagna le loro canzoni e le risate galleggiavano nell’aria”.
Comincia così il più grande romanzo americano del ventesimo secolo. Un romanzo virtuale, che in realtà non esiste ma che è stato cucito a mo’ di frankenstein letterario mettendo assieme frasi estrapolate dai libri più venduti negli Stati Uniti a partire dal 1900 per arrivare al 1999 secondo un procedimento semplicissimo: la prima frase consiste nella prima frase del best-seller assoluto di un anno, la seconda equivale alla seconda frase presa dal secondo più venduto e così via fino a costruire un paragrafo con la top-ten di ogni anno e un capitolo con quella di una decade.
Per risalire al testo da cui è tratta, ogni preposizione ha una nota che segnala autore, titolo del romanzo e anno di pubblicazione.
Unica modifica fatta ai testi originali: cambiare i nomi propri con dei pronomi, così che il lettore abbia davvero l’illusione di trovarsi di fronte a un romanzo sì schizoide — capace di saltare “di palo in frasca” ed evolvere, in quanto a stile, capitolo dopo capitolo — ma comunque, in qualche modo, con una sua coerenza interna.
Tra autori poco o per niente conosciuti qui in Italia, giganti come Hemingway, Steinbeck, Conrad e Salinger e autentiche fabbriche di record d’incassi come John Grisham, Stephen King, Danielle Steel, Tom Clancy, Anne Rice e J.K.Rowling, l’intento, qui, è di mettere alla prova la letteratura stessa, giocando sulla giustapposizione di frammenti tolti dal loro contesto per vedere se, assieme, funzionano lo stesso, al contempo cercando tra di essi uno schema comune (ovviamente inesistente), più o meno equivalente alla formula magica del “tormentone” che i musicologi provano di tanto in tanto a formulare.
In The best american book of the 20th century, progetto del collettivo parigino Société Réaliste, la somma delle parti è sicuramente inferiore ai singoli elementi ma quel che rende davvero speciale questo piccolo divertissement concettuale è che alla fine, tra centinaia di note, titoli e nomi, viene voglia di andarsi a pescare — e leggere — gli originali.