«Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli», scriveva Tolkien.
Togliendo le derive oscure il magico anello oggi esiste per davvero, si chiama semplicemente Ring (le idee meravigliose dopotutto funzionano meglio se anche il nome è semplice o, come in questo caso, direttamente un archetipo), ed è un dispositivo bluetooth sviluppato dall’azienda giapponese Logbar.
La particolarità di Ring è di riconoscere i gesti e di tradurli in azioni semplicemente interfacciandosi con uno smartphone e, attraverso di esso, a tutta una serie di applicazioni e a quegli oggetti, cosiddetti smart, che rientrano nell’ormai stracitato internet delle cose.
Faccio un esempio. Colleghi Ring a una lampada wi-fi e semplicemente “disegnando” nell’aria, con un dito, la forma di una lampada, puoi riuscire a controllarla. Ma anche cambiare canale, spegnere la tv, scattare una foto, accendere lo stereo…
O ancora: sei al ristorante e invece di tirare fuori la carta di credito per pagare il conto puoi farlo con un normalissimo gesto pre-impostato: oltre a una poderosa libreria gestuale già compresa nel software, infatti, (tra cui tutte le lettere dell’alfabeto per scrivere messaggi per aria e postarli su Facebook o Twitter) è possibile creare i propri gesti ad hoc e associarli ad azioni, oggetti, applicazioni (potenzialmente inaugurando, se ne immaginiamo l’uso militare o per la pubblica sicurezza, un futuro in cui davvero basterebbe l’Unico Anello per ghermire e nel buio incatenare).
Grazie a dei led e a un dispositivo che permette di far vibrare l’anello, Ring è anche un centro notifiche: finisce la lavatrice? Ti arriva la vibrazione. Hai un appuntamento tra pochi minuti? Te lo segnalano le lucine.
Ring è attualmente in fase di produzione e su Kickstarter, dove puoi pre-acquistarlo per 145$, ha già raccolto quasi mezzo milione di dollari (il doppio del budget preventivato).



