Gli animali di Salvatore Poma

Avere in casa un mobile con teste di gallina che spuntano fuori dappertutto farebbe la felicità di ogni appassionato di pop-art e soprattutto sarebbe il sogno di ogni bambino.
In un epoca in cui l’incarnazione dell’onirico viene affidata quasi esclusivamente al digitale, con i mouse i trackpad, le penne grafiche ed uffici iperorganizzati in prefabbricati dalle enormi vetrate a prendere il posto dei vecchi utensili e dei laboratori artigianali.
Ma tra le colline toscane c’è un artista che preferisce ancora lavorare old school, dando vita ai sogni usando il caro, vecchio legno con il quale dà forma ad un ironico bestiario di sculture e mobili e sedie che, se non bastasse già passare la propria esistenza a reggere il culo di qualcuno, si ritrovano pure piene di cicatrici o magari infilzate da cunei (ovviamente di legno pure quelli).

Lui si chiama Salvatore Poma, siciliano di origine e toscano d’adozione, e come non ci vuol molto a capire dalle sue opere, dal suo volto e dal suo sito, è uno che della filosofia slow ne ha fatta una pratica di vita: ogni cosa la si fa nel tempo che ci vuole a farla, non un minuto di più né uno di meno.

E tra un’opera e l’altra, anche su commissione (a patto di saper aspettare!), Salvatore partecipa anche a diverse mostre, anche se per uno come lui forse vale di più una mostra nel campo delle pecore del suo amico e vicino di casa Gino che una personale in una galleria di Milano.

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