Dressed Up | il racconto – prima parte

Per fortuna c’è “save the date”, altrimenti a quest’ora non sarei qui a raccontarvi la mia esperienza (e di Matteo, che ho costretto ad accompagnarmi e che ringrazio per le foto!) a Milano all’insegna della moda critica e sostenibile. Guarda caso questo è anche l’argomento della mia tesi di laurea, quindi il mio interesse era il doppio ed ero molto curiosa di vedere come tutti questi valori e buoni propositi venissero effettivamente messi in pratica.

Dressed Up, come già aveva annunciato Simone, è una sfilata aperta a tutti. Ti siedi dove vuoi e i lei non sa chi sono io sono per fortuna sono banditi.
Sapevo già che in passerella non avrei visto le solite stangone alte il doppio di me e larghe la metà, ma comunque non sapevo bene cosa aspettarmi. Quando le prime modelle hanno calcato il tappeto bianco, ho notato con piacere che non erano tutte poco più che adolescenti ma che, dalla ventenne alla signora di mezz’età, rappresentavano anche un ampio raggio di taglie. Quindi noi comuni mortali abbiamo avuto un’idea più chiara dell’effettiva vestibilità di un capo, dato che di solito alle modelle stanno sempre perfetti poi quando te li metti tu ti chiedi: “ma è lo stesso che aveva lei?”

Se per voi moda ecosostenibile è sinonimo di t-shirts fatte con materiali naturali e poco altro, rimarrete piacevolmente stupiti da quello che vedrete: tessuti naturali, produzioni artigianali realizzate in Italia, rispetto dei diritti dei lavoratori e sostenibilità ambientale della produzione e distribuzione sono i fattori “buoni” proposti da D+ up, ma senza dimenticare la componente estetica e la ricerca stilistica.

Prima di parlarvi delle proposte dei vari stilisti, vi preannuncio che per la prossima primavera estate, dovrete assolutamente comprarvi un paio di harem pants o un comunque un pantalone largo, perché praticamente ogni brand ne ha proposto almeno una variante; dite addio agli skinny striminziti e aprite le porte alla comodità! Non dovranno mancare nel vostro armadio nemmeno dei capi dai richiami orientaleggianti, nei tessuti e nelle forme.

Dopo il salto e nel prossimo post, le immagini ed il racconto della sfilata.

Ad aprire la scena è stato Palimodde, sardo di nascita, milanese d’adozione, per la PE 2011 ha mixato ad arte due fonti di ispirazione: il kimono e lo stile di Yves Saint Laurent alla fine degli anni ’60. Il risultato sono mini abiti da giorno, in tessuti come il piquet e il popeline di cotone, seguiti da altri più eleganti e raffinati, tutti contraddistinti da grande rigore ed essenzialità. Molto bello l’effetto dato dalle cinture obi realizzate in tessuti con microstampe.

I modelli di Caira Design mostrano una certa ricercatezza nelle forme e nei volumi: harem pants e top morbidi che mostrano le forme senza tuttavia marcarle troppo. Particolare attenzione anche ai dettagli sartoriali, che attirano la mia attenzione soprattutto quando sfila un tailleur composto da una gonna a portafoglio con una giacca svasata con tagli geometrici e fodere a pois in vista. Sotto una camicia davvero particolare con una serie di frappe e drappeggi; dalla cartella stampa scopro che proviene da un lotto di camice da uomo vintage anni ’70, che Francesca ha ri-pensato e ri-elaborato declinandole in chiave femminile.

La parte più divertente dello show è stata sicuramente quella dedicata a Shahmat, il cui stile è sempre accompagnato da piccoli “scherzi”, che questa volta hanno stupito i presenti con estrosi cappellini, ciascuno dotato di vaso e rigogliosa piantina. Le stiliste di Shahmat hanno proposto capi leggeri sia nei tessuti, lini e garze di cotone, che nei colori, attingendo alla vasta gamma dei pastelli; abiti sovrapponibili e scomponibili, resi unici dai dettagli a contrasto  e dagli accessori, come cinture e collane che attirano l’attenzione con i loro motivi geometrici.

Altromercato ha presentato la preview della collezione “Fair Trade Fashion” di abbigliamento e accessori equosolidali, con l’obiettivo di fornire un total look adatto alla vita di tutti giorni, nato dall’incontro tra le tendenze moda e la tradizione e la cultura dei produttori di Asia e America Latina. Sono stati portati in passerella capi basic, facilmente abbinabili, pratici e comodi e soprattutto realizzati a mano.

Le uscite di Ecologina sono fra le mie preferite: mi piacciono moltissimo le stampe vintage dei micro abiti, particolarissimi, con il cappuccio e la schiena coperta solo da alcune fasce annodate fra loro; ci sono poi mini top con gonne e pantaloncini a palloncino realizzati nello stesso tessuto, che vedo benissimo anche abbinati ad una semplice t-shirt in tinta unita. Sono tutte creazioni 100% recycled, che danno nuova vita e dignità a materiali e vecchi abiti altrimenti destinati a morte certa!

È stata poi la volta della linea di Isola della Moda, ovvero gli ideatori di Dressed Up. Con Laboratorio Isola hanno sfilato creazioni nei toni del bianco, nero e grigio, realizzate con grande maestria e cura del dettaglio. Appartiene a Laboratorio Isola il pezzo forse più creativo della sfilata: una tuta trasformabile, con una parte che a seconda di come viene posizionata, può fare da cappuccio, da copri spalle oppure da gonna.

In resto nel prossimo post

Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.