Come da copione (un copione intessuto con la storia dell’universo come trama e le leggi della fisica come ordito), la morte di qualcosa porta alla vita di qualcos’altro.
Per secoli filosofi e scienziati hanno dibattuto sull’origine degli elementi. La credenza più diffusa è che essi, semplicemente, esistessero, che fossero lì fin dal principio. Poi però abbiamo scoperto che le stelle giovani sono fatte di appena due elementi: idrogeno ed elio. E tutti gli altri? Com’è che abbiamo il ferro, l’oro, il carbone, l’alluminio per fabbricare i Macbook?
Quindi hanno cominciato a cercare gli altri elementi nelle stelle più vecchie. E lì, sì, ce n’erano di più, ma sulla tavola periodica arrivavano solo fino al numero 26, Fe, il ferro — e soltanto in alcuni casi, quelli delle stelle giganti.
Solo negli anni ’50 è stato svelato il mistero. Tutti gli altri elementi nascono dalle esplosioni delle stelle giganti: le novae e le supernovae. È da là, dai residui di quei botti immani, che vengono cobalto, nichel, rame, zinco, arsenico… e giù fino a uranio e plutonio. Non c’è bisogno di sottolineare come senza le supernovae non esisterebbero i computer, le marmitte per fare la polenta, le centrali nucleari, Ritorno al futuro e i terroristi libici. Non esisterebbe, semplicemente, la vita.
Se siamo qua e possiamo mangiare polenta lo dobbiamo alle stelle morte. E il filmmaker francese Thomas Vanz ha deciso di rendere onore a suo modo a questi meravigliosi e assieme catastrofici fuochi d’artificio spaziali (con le supernove vale lo stesso consiglio che per i botti: se stai lontano ti godi lo spettacolo, se sei troppo vicino ci rimetti la pelle) e l’ha fatto attraverso un video.
Solo che invece di realizzare tutto tramite software, Vanz ha preferito sporcarsi le mani. E bagnarsele, anche.
«Se prendo un acquario pieno d’acqua e considero l’acqua come lo spazio profondo, cos’è che potrei sostituire al gas che si sprigiona dalle stelle appena esplose?», si è chiesto l’artista. «L’inchiostro!» si è risposto, e si è messo al lavoro realizzando una spettacolare animazione, intitolata Novae, che è poi il risultato di un sapiente mix tra analogico e digitale, come dimostrano i due “making of” che puoi guardare qua sotto.