Alcuni sembrano gioielli, altri dei mostri usciti dalle copertine di Urania disegnate da Jacono o da Caesar, altri ancora danno l’impressione di indossare abiti futuristici fatti di tessuti intelligenti e cangianti.
E se a dimensione naturale ai più fanno schifo, ingranditi n volte gli insetti esplodono in tutta la loro complessa magnificenza, rivelando strutture inimmaginabili o appena percettibili quando li guardi a occhio nudo.
Protagonisti di una mostra che inaugurerà il prossimo 27 maggio (e andrà avanti fino a ottobre 2016) presso l’Oxford University Museum of Natural History, nel Regno Unito, i coleotteri, gli imenotteri, i lepidotteri, i ditteri, i neurotteri e i rincoti, alcuni più comuni, altri dai nomi esotici come Pringleophaga marioni (che non è golosa di patatine Pringles ma è una falena che vive nelle Isole del Principe Edoardo, sperdute nell’Oceano Indiano tra il Sudafrica e l’Antartide) sono stati ritratti in dimensioni giganti maestose dal fotografo inglese Levon Biss, che attraverso il suo obiettivo e tutta una serie di lenti e apparecchi elettronici ha “trasformato” bestiole di pochi millimetri in giganti di 3 metri.
La mostra, che si chiama Microsculpture — a ribadire il lato artistico della natura che si rivela nel pazzescamente piccolo — , si può sbirciare online sul sito, dove ci si può perdere a ingrandire e ingrandire e ingrandire (e ingrandire) su ogni “ruga”, ogni imperfezione, ogni minuscola chiazza colorata, ogni pelo, ogni singola cella di un occhio, immaginando storie di altri mondi, panorami primordiali, abiti meravigliosi e soprattutto, per chi ha amato un gioiellino letterario come L’arte di collezionare mosche, immaginando di trovarsi sull’isola di Runmarö, in Svezia, ad accompagnare Fredrik Sjöberg a caccia di sirfidi.