Apre le sue porte (digitali) il Multi — Museo multimediale della lingua italiana

Parliamo di lingue vive e di lingue morte per distinguere quelle che non vengono più utilizzate correntemente (perlomeno al di fuori di alcuni usi specifici: tipo il latino per i documenti ecclesiastici e la classificazione scientifica) da quelle che invece continuano ad essere impiegate ogni giorno, nella “vita reale”, e che dunque sono in costante evoluzione, con termini che diventano via via obsoleti, altri che, per l’uso, variano più o meno radicalmente di significato, e altri ancora che se ne aggiungono, creati ad hoc per stare al passo con nuove idee che nascono, nuove invenzioni, nuove teorie, nuovi scenari e situazioni, oppure “evasi” dai linguaggi specialistici, o ancora frutto di contaminazioni con altre lingue o con espressioni regionali e gergali.
Nessun vocabolario, per quanto completo, è mai riuscito (e probabilmente mai riuscirà) a “congelare” nero su bianco la complessità di una lingua viva (così come non c’è rischio di scambiare la fotografia di una persona per quella persona), eppure è da secoli che si compilano dizionari, tentando di afferrare l’inafferrabile. Ma se ci viene comunque naturale immaginare di (provare a) ficcare una lingua dentro a un libro, come si può pensare di metterla in museo? Beh, bisogna innanzitutto ripensare radicalmente al concetto classico di museo e, con quello, a tutto ciò che si porta dietro: percorsi espositivi, archivi, reperti, formati, modalità di fruizione.
È una sfida non da poco, nella quale hanno però ha deciso di cimentarsi una rete di enti e istituzioni, a partire da un’idea di Luca Serianni, linguista e filologo recentemente scomparso.

Nello sviluppo progettuale e nella definizione della sua struttura il Multi ha preso ispirazione dalla struttura sociale per eccellenza: la città
(progetto: Dotdotdot | courtesy: Università di Pavia)

Era il 2003, e Serianni curò, presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, una mostra organizzata dalla Società Dante Alighieri. Si intitolava Dove il sì suona. Gli italiani e la loro lingua e portava, appunto, dentro a un museo la storia dell’italiano, dal cosiddetto Placito di Capua, l’atto notarile in cui appare per la prima volta il volgare, fino ad arrivare all’età contemporanea, tra codici, libri antichi, quadri, filmati e sonorizzazioni.
Da allora, proprio con il coordinamento di Serianni, iniziò a delinearsi il complesso progetto di un museo della lingua italiana, che solo di recente ha dato i suoi primi frutti concreti.
Uno è il MUNDI – Museo Nazionale Dell’Italiano, a Firenze, finanziato dal Ministero della cultura e affidato a un gruppo di lavoro composto da Accademia dei Lincei, Accademia della Crusca, Società Dante Alighieri, Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani e Associazione per la storia della lingua italiana. Il MUNDI ha inaugurato le prime due sale nel luglio del 2022 ed ancora chiuso al pubblico (l’apertura ufficiale è prevista per la primavera del 2024) essendo in via di completamento.
L’altro, andato online appena qualche giorno fa, è invece un museo interattivo su web, si chiama Multi, è frutto del lavoro di un gruppo di università — l’Università degli Studi di Pavia, che coordina il progetto, l’Università di Napoli “L’Orientale” e l’Università della Tuscia di Viterbo — e ha le sue radici in un seminario tenutosi nel maggio del 2021, dal titolo Per un museo della lingua italiana (a partire dal medesimo seminario è nato anche un libro, Verso il museo multimediale della lingua italiana. Riflessioni, esperienze, linguaggi, pubblicato recentemente da Il Mulino).

Schermata introduttiva dei percorsi del Multi, nello specifico del percorso “Come è nata la lingua italiana?”
(progetto: Dotdotdot | courtesy: Università di Pavia)
Schermata sul Placito di Capua presente all’interno del percorso “Come è nata la lingua italiana?”
(progetto: Dotdotdot | courtesy: Università di Pavia)

Cos’è il Multi? Come suggerisce il nome, è un progetto multimediale, più precisamente il Museo Multimediale della lingua italiana, e «si propone di valorizzare il variegato patrimonio immateriale della storia della lingua italiana attraverso una fruizione dei contenuti inclusiva e interattiva, volta anche a non specialisti e non italofoni», come spiega il sito stesso.
Si tratta di un museo online che si sviluppa in sette percorsi — o meglio, sei percorsi e un “atrio” introduttivo —, che prendono le mosse da altrettante domande: Come è nata la lingua italiana? Chi ha stabilito le regole dell’italiano? Come è circolato l’italiano scritto? Come si è diffuso l’italiano parlato? Come suona l’italiano di chi non sa l’italiano? Quali lingue si parlano in Italia? Come si è diffusa la lingua italiana nel mondo?
Ciascuno di essi si articola con testi, audio, immagini, animazioni, video, che vanno a formare degli itinerari narrativi e informativi ben costruiti da Dotdotdot, studio creativo milanese — fondato nel 2004 da Laura Dellamotta, Giovanna Gardi, Alessandro Masserdotti e Fabrizio Pignoloni — che ha lavorato all’intero sito («Come per ogni nostro progetto, anche nel disegnare il Multi abbiamo dato centralità all’esperienza dell’utente, traducendo in modalità multimediale ciò che avviene in un museo fisico» ha dichiarato Masserdotti).

Oltre alla visita “per percorsi”, si può anche andare a esplorare la collezione dei reperti — antichi e moderni — che appaiono sulla piattaforma. Infine c’è la sezione articoli, che è quella che in futuro sarà più viva (ora ci sono appena un paio di contenuti) e dove appariranno anche video e podcast.

Schermata su “La locandiera”, presente nel percorso “Come si è diffuso l’italiano parlato?”
(progetto: Dotdotdot | courtesy: Università di Pavia)
Schermate “mobile” raffiguranti la sezione “Collezione” con due esempi di reperti presenti nel Multi: il “Ritratto di Pietro Bembo” di Tiziano e l’estratto di una puntata di SuperQuark del 1995
(progetto: Dotdotdot | courtesy: Università di Pavia)
“Rischiatutto” (1974), Sabina Ciuffini e Mike Bongiorno
(progetto: Dotdotdot | courtesy: Università di Pavia)
“Summa de Arithmetica Geometria et Proportionalità”, Luca Pacioli (1494)
(progetto: Dotdotdot | courtesy: Università di Pavia)
“Dialogo sopra i due massimi sistemi”, Galileo Galilei (1632)
(progetto: Dotdotdot | courtesy: Università di Pavia)
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