Augure: un carattere tipografico che si ispira alla crittografia, al digitale e agli antichi alfabeti latini

«Se si parte dal principio che una lettera è arbitraria, ci si può prendere ogni tipo di libertà» dice il designer francese Simon Renaud

Al contrario della calligrafia, la progettazione di caratteri tipografici potrebbe apparire quanto di più distante ci sia dall’espressione di sé, dalla manifestazione delle proprie passioni e della propria storia. Dopotutto ci sono di mezzo regole, limitazioni, necessità di leggibilità, e segni — le lettere — che hanno secoli di storia e che sono già state rappresentate in migliaia e migliaia di modi, talvolta differendo tra loro solo per minimi dettagli. Ma è esattamente in quei dettagli che si “nascondono” la mano e l’anima di chi progetta. È lì che — a guardar bene — si può scoprire e ritrovare un percorso, una lunga strada disseminata di linee, forme, guizzi che arrivano dal passato e si mescolano tra loro a creare qualcosa di nuovo.

Simon Renaud
(courtesy: 205TF)

Nel caso del designer francese Simon Renaud, è lui stesso a far luce sull’arzigogolato e affascinante percorso che l’ha portato fino alla creazione di Augure, un carattere uscito di recente nel ricco catalogo della fonderia tipografica digitale 205TF, della quale molte volte abbiamo scritto qui su Frizzifrizzi.
Classe 1981, originario di Nancy e oggi di base a Montreuil, alle porte di Parigi, Renaud è un progettista grafico e tipografico che insegna in diverse scuole e che dal 2018 è tra gli organizzatori del simposio internazionale sulla tipografia Fonts and Faces.
Dal 2012 — eccolo il percorso di cui sopra — porta avanti un blog, Languages as Symbols, in cui raccoglie le molteplici fonti ispirazione che lo appassionano: si tratta di frammenti che attraversano il tempo e lo spazio, e vanno da antichi manoscritti a sistemi crittografici, da simboli informatici a opere di arte pubblica.

Alcuni di quei frammenti — stravolti, sovvertiti, ripensati — li ritroviamo appunto nelle coraggiose linee di Augure, che si mantiene dentro ai confini della leggibilità pur sfidando le tradizionali forme delle lettere, tra e che si chiudono completamente in un cerchio come le theta greche, a senza occhiello, g che assomigliano a dei 9 e glifi che ricordano delle rune più che degli elementi dell’alfabeto latino.
«La storia della tipografia è interessante, ma deve essere considerata un punto di partenza e non di arrivo» dice Renaud. «È importante conoscerla per stabilire una cultura comune, ma bisogna superarla abbastanza rapidamente per evitare di riprodurre forme anacronistiche. Al contrario, la tecnica deve essere sempre una finalità formale e quindi un punto di arrivo. Nel senso che le forme progettate sono infuse di tecnologia, è interessante giocarci per scoprire nuove regole».

Sviluppato in 7 diversi pesi, ciascuno disponibile sia in versione slanted (inclinata, da non confondere con l’italic) e in 4 diversi stili (oltre a quello standard di partenza ci sono il cryptic, che sfida ancor più a brutto muso la comprensibilità, il più tondeggiante eclectic, e infine il più leggibile di tutti, il classic), Augure si può vedere qui utilizzato “nel mondo reale”.
«Se si parte dal principio che una lettera è arbitraria, ci si può prendere ogni tipo di libertà» afferma Renaud, convinto che ci sia ancora molto da dire e da fare in termini di progettazione tipografica e che gli unici limiti siano quelli imposti dalla resilienza di lettrici e lettori.

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