Guardare è un gioco: da Mutty una grande mostra sulla fotografa Tana Hoban e i suoi libri per l’infanzia

Da Mutty, a Castiglione delle Stiviere, una mostra monografica celebra la grande autrice americana, scomparsa nel 2006.

Nel mondo dell’editoria per l’infanzia non sono poi molte le opere che possono vantare di aver fatto da apripista per generazioni di autori e di autrici, di aver creato un “prima” e un “dopo”, e addirittura inaugurato generi e linguaggi del tutto nuovi: tra queste ci sono gli albi di Tana Hoban, fotografa.

In un settore dominato da sempre dalla parola scritta e dall’immagine illustrata, la fotografia è — per citare il celebre fotografo contemporaneo Alex Soth, inaspettato collezionista di libri per l’infanzia fotografici — «un oggetto strano».
Sebbene vi fossero esempi di albi del genere già a fine ‘800, la prima, vera, pietra miliare arrivò solo nel 1930 con The first Picture book. Everyday things for babies. Opera del grande fotografo americano Edward Steichen e di sua figlia Mary Steichen, si trattava un catalogo di oggetti quotidiani: tra le pagine si potevano vedere un orsacchiotto, un seggiolone, delle scarpine con dei calzini — in pratica il mondo che solitamente avevano davanti agli occhi una bambina o un bambino.
Ispirata anche da quel volume, che conosceva bene, Hoban ebbe il merito di portare la fotografia, nell’editoria per l’infanzia, al livello successivo, attraverso una lunga serie di pubblicazioni che uscirono a partire dagli anni ’70.

Tana Hoban, autoritratto
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban, autoritratto
De Grummond Children’s Literature Collection /Special Collections in McCain Library and Archives / The University of Southern Mississippi
(courtesy: Mutty)

Nata nel 1917 da genitori ebrei ucraini emigrati negli Stati Uniti, Tana Hoban crebbe dapprima a Philadelphia e poi in Pennsylvania. Studiò arte e, grazie a una borsa di studio, visse per un periodo in Olanda e nel Regno Unito. Al suo ritorno negli USA iniziò a lavorare nella pubblicità dapprima come grafica e illustratrice. Quando conobbe e sposò il fotografo Edward E. Gallob cominciò ad interessarsi alla fotografia quando il marito le regalò una fotocamera, che imparò da sé a utilizzare, cominciando a sviluppare un proprio stile.
Nel 1946 lei e Gallob aprirono uno studio creativo a Philadelphia e lei pian piano passò dal disegno alla fotografia, specializzandosi nel ritrarre bambine e bambini per la pubblicità. I suoi scatti, seppur realizzati a scopo commerciale, erano completamente differenti da quello che all’epoca offriva il mercato: se la tendenza era quella di puntare sulla classica estetica da “bambino americano felice” — capelli biondi, sguardo vispo e sorriso —, Hoban andava allargando i confini di quell’immaginario introducendo pose più spontanee, un più complesso ventaglio di espressioni e stati d’animo, e soprattutto diversi colori della pelle.

Lo stesso Steichen notò il suo talento, invitandola, nel 1949, a esporre al prestigioso MoMA di New York, in una mostra che lanciò la carriera artistica dell’autrice.

Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
(courtesy: Mutty)

Negli anni ’60 Hoban insegnò per qualche anno fotografia presso la University of Pennsylvania, dopodiché si lanciò nella sua prima avventura editoriale, firmando nel 1970 il volume Shapes and Things — cioè “forme e cose”.
Diventato poi un grande classico e il progenitore di una lunga serie di libri simili, Shapes and Things raccoglieva in un volume senza parole le sagome di oggetti semplici e di uso quotidiano, rappresentati bianco su nero e “fotografati” usando la tecnica della rayografia, che consiste nell’esporre alla luce oggetti poggiati su materiale fotosensibile, così da registrare la loro impronta (il procedimento deve il suo nome al celebre artista Man Ray, che lo inventò per caso).

«Fin dalla copertina» scrive Francesca Romana Grasso nel suo indispensabile saggio Primi libri per leggere il mondo parlando del libro di Hoban, «invita a volgere intorno uno sguardo aperto e curioso: tanti gli oggetti quotidiani che fanno parte della vita ordinaria: chiavi, martello, bottone, girandole, trombetta, mollette da scrivania, farfalla, una piccola tartaruga… La Hoban ci restituisce la pervasività del mondo materiale nelle nostre vite: la seguiamo in una dimensione domestica fatta di forme, giocattoli, elementi animali e vegetali, oggetti di uso comune, di cui bambini alla quale lei si rivolgeva potevano avere esperienza nel quotidiano e che nel libro ritrovano con sembianze inedite, generative di nuovi sguardi e giochi».

Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
(courtesy: Mutty)

Da quella prima opera, l’autrice continuò a pubblicare. Realizzò oltre 50 libri, coi quali insegnò a generazioni di bambine e bambini a guardare, a esplorare il mondo, a orientarsi tra dimensioni, direzioni, opposti, quantità, associazioni, simboli, numeri, lettere.
«I miei libri» disse lei stessa, «parlano di cose quotidiane, così ordinarie che si tende a trascurarle. Cerco di riscoprire queste cose e condividerle con i bambini. Ma c’è di più in ogni immagine di quanto rivela un primo sguardo. Cerco sempre di includere qualcosa di nuovo, qualcosa da raggiungere».
Ed è soprattutto merito suo se tra gli scaffali delle opere per l’infanzia nelle librerie e nelle biblioteche di tutto il pianeta c’è una piccola nicchia dedicata alla fotografia, sebbene qui in Italia i suoi libri siano arrivati molto tardi (un esempio su tutti: Bianco e Nero, incredibilmente uscito solo quest’anno grazie all’attenzione di una casa editrice come Editoriale Scienza).

COSA
Guardare è un gioco. I libri fotografici di Tana Hoban
QUANDO
22 ottobre 2021 – 22 gennaio 2022
INAGURAZIONE
22 ottobre | 18,00
DOVE
Mutty | viale Maifreni 54, Castiglione delle Stiviere (Mn)

Hoban morì nel 2006 a Parigi, dove si trasferì negli anni ’80 dopo il matrimonio col suo secondo marito, il giornalista John G. Morris.
A quindici anni dalla sua scomparsa lo spazio culturale Mutty, a Castiglione delle Stiviere (Mn), le dedica una grande mostra monografica, la più esaustiva allestita finora nel nostro paese.
Intitolata Guardare è un gioco. I libri fotografici di Tana Hoban, è a cura di Giulia Giazzoli e della fondatrice della casa editrice e organizzazione no-profit francese Les Trois Ourses Élisabeth Lortic, che ha conosciuto e lavorato con Hoban fin dagli anni ’80.

Realizzata in collaborazione con CNAP, il Centre national des arts plastiques del Ministero della cultura francese, l’esposizione raccoglie — in un allestimento a cura di Paolo Cremonesi — l’intera produzione editoriale dell’autrice americana e una selezione di sue fotografie. Inoltre si potranno vedere anche alcuni degli oggetti originali ritratti nel libro del 1989 Of Colors and Things, e in più una selezione di cortometraggi realizzati da Hoban negli anni ’80, anche questi pensati per bambine e bambini.

«L’intento» spiegano le curatrici nel piccolo catalogo pubblicato in occasione della mostra, «è far conoscere e valorizzare il suo lavoro, alla luce del rinnovato interesse per il linguaggio fotografico nei libri per bambini, attraverso un accostamento delle immagini che sia espressione del suo metodo di lavoro e che parli anche ai più piccoli. L’augurio è che giovani fotografi scoprano l’importanza di rivolgersi al mondo dell’infanzia, senza rinunciare a rigore e qualità, e che editori illuminati diano sempre più spazio a questo genere di pubblicazioni».
Nel medesimo catalogo appaiono anche tre testi critici, firmati dalla curatrice Giazzoli, dall’agente letteraria Debbie Bibo e dalla curatrice e fondatrice di Micamera Giulia Zorzi, oltre a un’intervista a Élisabeth Lortic.

Guardare è un gioco inaugurerà da Mutty il 22 ottobre 2021 alle 18,00 con un talk che vedrà come protagoniste Lortic e Sandra Cattini, responsabile della Collezione di design e arti decorative del CNAP.
Attorno alla mostra — che chiuderà il 22 gennaio 2022 — si terranno anche alcuni eventi: il 30 ottobre un laboratorio con Coline Irwin, collaboratrice de Les Trois Ourses e fondatrice dell’associazione Peekaboo; il 13 novembre un laboratorio di formazione per adulti sul linguaggio visivo nei libri fotografici per l’infanzia con l’educatrice ed esperta di letteratura per bambine e bambini Giulia Mirandola.
Ogni giovedì, infine, si potrà partecipare a delle visite guidate-gioco per esplorare l’esposizione.

Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
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Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
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Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
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Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
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Tana Hoban, Fonds Les Trois Ourses, Centre national des arts plastiques, © Cnap
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban Papers / de Grummond Children’s Literature Collection / Special Collections in McCain Library and Archives / The University of Southern Mississippi
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban Papers / de Grummond Children’s Literature Collection / Special Collections in McCain Library and Archives / The University of Southern Mississippi
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban Papers / de Grummond Children’s Literature Collection / Special Collections in McCain Library and Archives / The University of Southern Mississippi
(courtesy: Mutty)
Tana Hoban Papers / de Grummond Children’s Literature Collection / Special Collections in McCain Library and Archives / The University of Southern Mississippi
(courtesy: Mutty)
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