L’Arca di Matticchio in mostra a Mantova

«Disegnare. Io preferisco disegnare. Non mi piace parlare. Che dovrei dire? A chi vuoi che interessi quello che ho da dire?».
Quando un paio di anni fa cercai di convincere Franco Matticchio — uno dei più grandi illustratori italiani — a presentarsi sul palco del festival Paw Chew Go per un’intervista dal vivo, lui mi rispose così.
Fu una lunga telefonata, metà della quale passata tentando di trovare una crepa nel muro — gentile ma fermo — del suo rifiuto, e mentre una parte di me sfoderava tutte le possibili armi di seduzione e persuasione, l’altra segretamente tifava per l’assoluta coerenza della sua repulsione ad apparire, atteggiamento assai rivoluzionario nell’epoca in cui tutto è messo in mostra su pubblica piazza, digitale e non.

COSA
Franco Matticchio
L’arca
DOVE
Casa di Rigoletto | p.zza Sordello 2, Mantova
QUANDO
8 settembre – 3 ottobre 2021
INAUGURAZIONE
7 settembre | 18,00

Alla fine Matticchio venne (l’altra metà della chiamata l’abbiamo spesa con le indicazioni su come arrivare al festival da Varese, città dove è nato e dove lavora), ma non sul palco, preferendo starsene defilato, in mezzo ad alcuni buoni amici, a firmare copie dei suoi libri e a fare quello che in effetti fin dall’inizio aveva dichiarato: disegnare, come d’altronde ha sempre fatto, fin da ragazzo.
Classe 1957, formatosi copiando i disegni di Topolino, di Tin Tin, di Asterix e del Cocco Bill di Jacovitti, Matticchio ha iniziato a lavorare presto, girando per case editrici e giornali con la cartelletta sotto braccio, «andando un po’ a casaccio».

Dopo aver esordito a 22 anni sulle pagine culturali del Corriere, negli anni ha collaborato con il New Yorker e Internazionale, Linus e Lo Straniero, Repubblica e Il Sole 24 Ore. Ha illustrato copertine di libri per Einaudi, Garzanti, Feltrinelli; ha realizzato i disegni e lo story board dei titoli di testa de Il mostro di Benigni; è suo il manifesto del Giro d’Italia dell’anno scorso.
Ha disegnato libri di altri (Paul Valéry, Guccini, Dente) e, come autore, ne ha firmati molti: la trilogia degli Animali Sbagliati, la dilogia del Libretto Postale, Ho dimenticato l’ombrello, Non sono stata io (tutti quanti per Vànvere Edizioni). E poi i volumi pubblicati con Nuages e la raccolta Esercizi di stilo per i tipi di Einaudi.
Come fumettista, è il padre del celebre gatto bendato Mr. Jones, le cui storie sono uscite su Linus negli anni ’80 e ’90, per poi essere riunite in Sensa Senso (Rizzoli, ormai fuori catalogo) e, più di recente, in Jones e altri sogni, edito da Rizzoli Lizard, che ha dato alle stampe anche Il signor Ahi e altri guai, dedicato a un altro personaggio, quel signor Ahi del titolo, un uomo la cui testa è un grande occhio.

Tanto prolifico come autore quanto sfuggente come artista — non ha un sito, sui social c’è solo una pagina Facebook poco attiva, la voce che lo riguarda, su Wikipedia, è assai scarna, lui odia parlare del suo lavoro e dice: «spero ogni volta che i miei disegni non si capiscano. Amo l’ambiguità, se una cosa diventa troppo chiara, perde fascino» — Matticchio ha spesso dimostrato di avere tra i suoi soggetti preferiti gli animali.
Sono proprio loro i protagonisti de L’Arca, mostra curata da Melania Gazzotti che verrà inaugurata il 7 settembre presso la Casa di Rigoletto, a Mantova, in occasione della nuova edizione del Festivaletteratura.

L’esposizione — un progetto dell’Associazione Flangini — ripercorre l’intera carriera dell’artista, focalizzando l’attenzione, appunto, sulla fauna di Matticchio.
«Le creature che animano l’universo matticchiano» dice Gazzotti, «possono provenire direttamente dal mondo animale, che siano domestiche, selvatiche o esotiche, oppure essere il frutto della sfrenata fantasia dell’autore, che spesso gli attribuisce tratti o atteggiamenti umani. Possono essere protagoniste di singole tavole, alcune cupe, altre enigmatiche, altre ancora esilaranti, o di intere saghe, come quella del gatto Jones, un felino in camicia, pantaloni e bretelle e con niente meno che una benda sull’occhio sinistro, star di numerose strisce».

Chi andrà a vedere la mostra, allestita fino al 3 ottobre, non si aspetti di trovare l’autore sotto i riflettori a gigioneggiare col pubblico. Meglio concentrarsi invece sulle opere. A questo proposito consiglio la sempreverde guida a Franco Matticchio del suo amico e collega Guido Scarabottolo.

(copyright e courtesy: Franco Matticchio)
(copyright e courtesy: Franco Matticchio)
(copyright e courtesy: Franco Matticchio)
(copyright e courtesy: Franco Matticchio)
(copyright e courtesy: Franco Matticchio)
(copyright e courtesy: Franco Matticchio)
(copyright e courtesy: Franco Matticchio)
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