Muoto: il modernismo “caldo” di un carattere tipografico

Forse lettrici e lettori con una buona memoria e una grande attenzione nei confronti del panorama della grafica contemporanea ricorderanno un progetto di qualche anno fa chiamato Open Switzerland. Si trattava di una campagna di comunicazione che giocava sulla classica estetica “swiss style” dei poster, da un lato mettendo provocatoriamente in discussione la percezione della Svizzera e dei suoi stereotipi da parte di coloro che vivono fuori dai suoi confini, dall’altra celebrando la fusione tra due studi — GVA Studio e Base — in una nuova realtà, BaseGVA, che oggi si chiama di nuovo Base, ha sede a Ginevra e uffici a Bruxelles, New York e Melbourne.
Attraverso il sito di Open Switzerland si poteva (e si può ancora) creare più o meno ironici poster digitali in stile svizzero. Invece di usare il carattere elvetico per eccellenza — ovviamente sto parlando dell’Helvetica — all’epoca l’agenzia commissionò al type designer francese Matthieu Cortat una sua versione più contemporanea, «un Helvetica del 21º secolo». Fu così che nacque il Basetica, che poi uscì qualche anno più tardi, messo in commercio dalla fonderia digitale 205TF (dove TF sta sia per Type Foundry che per Typographie Française), di base a Lione.

Oltre un decennio più tardi, Base, nell’ambito di un’operazione di rinnovamento della propria identità tipografica, ha chiesto a Cortat un’ulteriore evoluzione sulla strada dell’estetica modernista che caratterizza sia l’Helvetica che il Basetica.

Collaborando con Anthony Franklin e Sander Vermeulen di Base, il designer francese ha deciso di rifarsi sì ai principi di funzionalità e minimalismo che hanno reso celebre il modernismo, ma di “riscaldarli” con un approccio più umanistico, mutuato dal pensiero di un grande architetto come Alvar Aalto, capace di mettere assieme razionalità e attenzione per i bisogni psicologici dell’uomo (notoriamente Aalto fece largo uso di un materiale “caldo” come il legno, e si ispirò alle forme armoniche della natura): «Dobbiamo lavorare per creare cose semplici, buone, senza decorazioni, ma che siano in armonia con l’essere umano e organicamente adatte all’uomo qualunque» diceva Aalto, concetto che Cortat ha trasferito nella progettazione di Muoto.

In tipografia è questione di dettagli, e sono proprio quelli (notare ad esempio le s, le e) a fare di Muoto un font al contempo umanista e razionale.
Uscito in 12 stili, il carattere supporta decine di linguaggi e per vederlo “in azione” si può dare un’occhiata a un libro Le Petit Didier, monografia dedicata al designer francese Michel Lepetitdidier, uscita per i tipi di Éditions 205, casa editrice legata alla fonderia 205TF.

Muoto
(courtesy: 205TF)
Muoto
(courtesy: 205TF)
Muoto
(courtesy: 205TF)
André Baldinger, François Cheval, Michel Lepetitdidier, Vanina Pinter, Nicolas Pleutret, “Le Petit Didier”, Éditions 205
(courtesy: 205TF)
André Baldinger, François Cheval, Michel Lepetitdidier, Vanina Pinter, Nicolas Pleutret, “Le Petit Didier”, Éditions 205
(courtesy: 205TF)
André Baldinger, François Cheval, Michel Lepetitdidier, Vanina Pinter, Nicolas Pleutret, “Le Petit Didier”, Éditions 205
(courtesy: 205TF)
André Baldinger, François Cheval, Michel Lepetitdidier, Vanina Pinter, Nicolas Pleutret, “Le Petit Didier”, Éditions 205
(courtesy: 205TF)
André Baldinger, François Cheval, Michel Lepetitdidier, Vanina Pinter, Nicolas Pleutret, “Le Petit Didier”, Éditions 205
(courtesy: 205TF)
André Baldinger, François Cheval, Michel Lepetitdidier, Vanina Pinter, Nicolas Pleutret, “Le Petit Didier”, Éditions 205
(courtesy: 205TF)
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