Le bottiglie di Altos Tequila, decorate una a una dalle artigiane Huichol

Quando nel ‘500 gli spagnoli arrivarono in Messico sterminando e riducendo in schiavitù gran parte delle popolazioni native, un popolo riuscì parzialmente a scampare alla violenza e alle malattie portate dagli europei. Erano gli Wixáritari, che gli spagnoli chiamavano Huichol. Abitando sulle montagne — più precisamente sulla Sierra Madre Occidentale, in piccole comunità sparse tra gli stati di Jalisco, Nayarit, Zacatecas e Durango — riuscirono a preservare la loro cultura pressoché intatta almeno fino al ‘700, e solo tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 giunsero i primi etnografi occidentali, che studiarono gli usi e i costumi dei Wixáritari, tra riti sciamanici, magia omeopatica e una cosmologia che ruota attorno alla sacralità del Peyote.

Oggi la cultura e la lingua1 Wixárika sono a rischio. I territori delle comunità rimaste nei luoghi di origine si sono ridotti notevolmente, creando seri problemi per l’economia tradizionale, sviluppatasi attorno alla caccia, alla pesca e alla raccolta, e costringendo molti Wixáritari a trovare lavori stagionali sulla costa, nelle piantagioni di tabacco e nelle fabbriche. Il piccolo artigianato rimane una delle fonti di sostentamento, e tra le attività artigianali tradizionali ci sono il ricamo e la decorazione con le perline, entrambi risalenti a prima della dominazione spagnola, quando i Wixáritari usavano, al posto del vetro, perline fatte di semi, d’argilla, di pietra, di osso o di gemme.

(courtesy: Altos Tequila / Gruppo Pernod Ricard)

«Gli indiani Huichol ammirano le belle chiazze del dorso dei serpenti. Così, quando una donna Huichol vuole tessere o ricamare, suo marito prende un grosso serpente e lo tiene stretto in un bastone spaccato, mentre la donna accarezza il rettile con una mano lungo tutto il dorso, e poi si passa la stessa mano sopra la fronte e sugli occhi, per divenir capace di fare sulla tela dei ricami altrettanto belli delle macchie sul dorso del serpente» scriveva James G. Frazer nel suo celebre trattato Il ramo d’oro. Studio sulla magia e la religione.

(courtesy: Altos Tequila / Gruppo Pernod Ricard)

Tra le molte organizzazioni e associazioni che, a livello locale e non, stanno portando avanti programmi di aiuto per l’economia e le tradizioni Huichol c’è Ascalapha, che ha collaborato con Altos Tequila per un progetto che coinvolge artigiane e artigiani locali.
Nata nel 2009 dall’incontro tra due barman di fama internazionale, Dré Masso e Henry Besant, e un maestro tequilero, Jesús Hernández, Altos Tequila — oggi parte del Gruppo Pernod Ricard — produce il formidabile distillato estraendo il succo dell’agave con un metodo antico, il cosiddetto metodo Tahona, che consiste nello schiacciare le piñe, cioè le parti centrali della pianta, con una grossa mola di pietra.

Per il progetto Huichol, Altos Tequila ha affidato alle comunità Wixáritari la decorazione delle bottiglie con le perline, che vengono applicate una a una, attraverso un lungo ago chiamato ganchillo, su una base di cera stesa sul vetro.
Ogni bottiglia è diversa dall’altra e necessita di quasi 8 ore di lavoro. Tra le priorità dell’azienda c’è quella di fornire un reddito equo alla popolazione locale, utilizzando anche parte del ricavato per creare infrastrutture nei villaggi più a rischio.

(courtesy: Altos Tequila / Gruppo Pernod Ricard)
(courtesy: Altos Tequila / Gruppo Pernod Ricard)
(courtesy: Altos Tequila / Gruppo Pernod Ricard)
(courtesy: Altos Tequila / Gruppo Pernod Ricard)
(courtesy: Altos Tequila / Gruppo Pernod Ricard)
(courtesy: Altos Tequila / Gruppo Pernod Ricard)
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