Reverting to Type: a Londra una mostra dei poster di protesta stampati in letterpress

Fin da quando la stampa a caratteri mobili era una tecnologia che muoveva ancora i suoi primi passi, gli stampatori erano già impegnati a mettere nero su bianco il dissenso contro le autorità, tra pamphlet che si scagliavano contro il potere costituito e manifesti che inneggiavano alla ribellione.
Da 500 anni, da Martin Lutero, che investì sulla stampa a caratteri mobili per diffondere il suo pensiero tra cittadini e fedeli, laddove c’è una protesta, c’è qualcuno o qualcuna che si sporca le mani di inchiostro, talvolta rischiando la galera o la vita, per trasmettere, amplificare e propagare il messaggio attraverso parole e immagini.

Dalla Rivoluzione francese a quella americana, dalle lotte femministe ai movimenti per i diritti civili, generazioni di tipografi, tipografe e artigiani della stampa hanno accompagnato le rivolte e contribuito a incendiare gli animi e risvegliare le coscienze.
Tra torchi, rulli e colori, questa tradizione non si è mai interrotta, nemmeno oggi che le ragioni della protesta e delle battaglie contro i problemi della società passano soprattutto attraverso i canali digitali.

Reverting to Type 2020 (courtesy: New North Press)

«La stampa tipografica è stata a lungo un mezzo di dissenso. La tecnologia di stampa può averla superata in termini di velocità, ma al centro di questa pratica secolare gli ingredienti per comunicare idee e dare potere ai pensieri rimangono forti», scrivono Richard Ardagh e Graham Bignell di New North Press, studio di design e stamperia artigianale londinese con oltre trent’anni di storia alle spalle.
Dieci anni fa, Ardagh e Bignell curarono una mostra di respiro internazionale, Reverting to Type, invitando alcuni dei laboratori più interessanti — dagli Stati Uniti all’Australia, dalla Svizzera all’Argentina, dalla Danimarca al Canada — a esporre le loro opere. Tale mostra diede un importante contributo al rilancio della stampa letterpress e al grande “revival” che ancora oggi perdura all’interno del mondo delle arti grafiche.

Per celebrare il decennale dell’evento, New North Press ha rispolverato il format Reverting to Type per una nuova esposizione, che ha coinvolto ancora più stamperie, stampatori e stampatrici rispetto alla precedente, e che si è focalizzata su un tema ben preciso, quello dei poster di protesta.
Inaugurata lo scorso 4 dicembre presso la Standpoint Gallery di Londra, Reverting to Type 2020 è in esposizione fino al 29 gennaio 2021. Visti i problemi dovuti alla pandemia tutte le opere — ben 190 — sono visibili anche online.

Anthony Burrill, “No Safe Place”
(courtesy: New North Press)
Ben Blount, “Knees off Necks”
(courtesy: New North Press)

Usciti dai torchi e dalle presse di botteghe e laboratori di tutto il mondo, i poster affrontano temi come il movimento Black Lives Matter, i diritti delle donne, i diritti LGBTQ+, l’immigrazione, la crisi climatica, il reddito universale di base, la corruzione, la tecnologia, il consumismo, la Brexit, Trump, le fake news, la violenza della polizia, la violenza sugli animali. Tutto attraverso messaggi potenti, “urlati” attraverso i caratteri impressi su carta.
Tra le persone coinvolte ci sono grandi nomi della grafica e della tipografia come Alan Kitching, Erik Spiekermann e Anthony Burrill, e c’è anche una piccola “pattuglia” italiana, composta da Paolo Celotto — che ha stampato presso Tipoteca Italiana un manifesto dedicato a Giulio Regeni —, Claudio Madella di Goodtypes (colui che ha stampato i Diverbi di Verbi del nostro Federico Demartini) e il trio Cabaret Typographie.

Ai manifesti realizzati dalle stamperie, provenienti da 17 paesi diversi, se ne aggiungono 26 prodotti dalla stessa New North Press in collaborazione con richiedenti asilo, studenti e studentesse, adulti con disturbi dell’apprendimento, attiviste e attivisti dell’Extinction Rebellion Art Group.
«Oltre a riunire e celebrare la diversità della comunità globale della stampa tipografica, la New North Press ha colto l’opportunità per elevare le voci meno ascoltate», spiegano i curatori della mostra, Ardagh e Bignell, che mi hanno anche pregato di invitare lettrici e lettori a condividere sui social media i poster (ovviamente citando gli autori e il progetto).

Oltre che su revertingtotype.com, i manifesti vengono anche pubblicati su un apposito account Instagram: @revertingtotype2020exhibition.
C’è pure un catalogo, che si acquista online.

Reverting to Type 2020 (courtesy: New North Press)
New North Press + Stewart Lee, “Boris Johnson”
(courtesy: New North Press)
New North Press + Sarah Boris, “Untitled”
(courtesy: New North Press)
Erik Spiekermann, p98a.berlin, “Fakt/Fake”
(courtesy: New North Press)
Dafi Kühne, babyinktwice, “What a mess.”
(courtesy: New North Press)
Phil Gambrill, Fresh Lemon Print, “Time For Change”
(courtesy: New North Press)
New North Press + anonimo richiedente asilo, “Face to Face Facebook Face Mask”
(courtesy: New North Press)
Jennifer Farrell, Starshaped Press, “Ladies! Being Singled Out by Gender vs. Ability is a Confidence Boost!”
(courtesy: New North Press)
Mary Plunkett, The Belgrave Private Press, “Print, Protest and the Polls: Response”
(courtesy: New North Press)
Reverting to Type 2020 (courtesy: New North Press)
Alan Kitching, “For UK’s Sake Stop Brexit”
(courtesy: New North Press)
John Christopher, Flowers & Fleurons, “We Got Brexit Dumb”
(courtesy: New North Press)
New North Press + Extinction Rebellion Art Group / Paris68redux, “Fairness”
(courtesy: New North Press)
Voicot, “Somos la especie en peligro de extinguirlo todo”
(courtesy: New North Press)
New North Press + Jane Plüer, “Yes, panic”
(courtesy: New North Press)
Dave Darcy, One Strong Arm, “Our Solidarity”
(courtesy: New North Press)
Dennis Gould, “We Are All Migrants and Refugees”
(courtesy: New North Press)
Un messaggio

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