Pittogramma: una nuova rivista per dare visibilità ai giovani talenti italiani della grafica

Tra i segni elementari della grammatica della comunicazione, il pittogramma rappresenta esattamente — in maniera più o meno stilizzata ma comunque diretta — ciò che raffigura. La maggior parte della segnaletica che abbiamo attorno, e che utilizziamo quotidianamente per sapere in che bagno entrare, qual è la strada per l’aeroporto, dove trovare un distributore di benzina o che è meglio non toccare quel filo per evitare di rimanere folgorati, è composta da pittogrammi.
Quando, lo scorso giugno, si sono trovati a decidere il nome di una rivista che hanno immaginato come “segnale” per attirare l’attenzione sui progetti sviluppati da giovani talenti italiani della grafica, Fabio Mario Rizzotti e Santiago Villa hanno quindi optato proprio per Pittogramma, scegliendo come logo il cosiddetto “piede di mosca” — questo: ¶ —, segno tipografico che fa da segnale, appunto, per indicare un nuovo paragrafo.

Entrambi designer con alle spalle esperienze all’estero, e oggi colleghi di lavoro in un importante studio milanese, Villa e Rizzotti (quest’ultimo già apparso sulle pagine di Frizzifrizzi per il suo progetto di laurea e per il suo format di video-interviste) hanno discusso a lungo a proposito della difficoltà degli esordienti ad affacciarsi nel mondo del lavoro — «un po’ perché non sanno come farlo, un po’ perché viviamo in un paese dannatamente conservatore», dicono i due.
Da qui l’idea di costruire una piccola piattaforma, in formato magazine, per promuovere e valorizzare i progetti che meritano di arrivare a un pubblico di addetti ai lavori.

Pittogramma 00, ottobre 2020 (foto: Louis De Belle | courtesy: Pittogramma)

Con l’aiuto di Camilla Testa, educatrice e operatrice culturale, Rizzotti e Villa hanno quindi selezionato i primissimi contenuti da pubblicare sul primo numero — o meglio, il numero zero, uscito a ottobre in 600 copie.
Si tratta di tesi di laurea e progetti universitari di ricerca che spaziano in ambiti come l’identità visiva, la tipografia e l’editoria, realizzati da studentesse e studenti (Matteo Palù, Nicolò Oriani, Laura Fusaro, Leonardo Gava, Lidia Bonato, Noemi Biasetton, Giulia Siviero e Matteo Bettini) di realtà come l’ISIA di Urbino, lo IUAV di Venezia, il CFP Bauer di Milano e l’Ensba di Lione.

A questi va ad aggiungersi un testo critico, affidato allo studio milanese Atto, che si rivolge ai giovani grafici e a lettori e lettrici ponendo una domanda fondamentale: «Può un progettista grafico essere libero?».
Al posto di essere stampato tra le pagine interne, il testo — ecco la prima caratteristica del magazine che salta immediatamente all’occhio — figura sulla copertina in giallo segnaletico, là dove, nella stragrande maggioranza degli altri magazine, appaiono testata, titoli e visual.

Bisogna andare fino alla quarta di copertina per ritrovare il nome, Pittogramma, insieme al manifesto che riassume spirito e missione dell’iniziativa.

Pittogramma 00, ottobre 2020 (foto: Louis De Belle | courtesy: Pittogramma)

A raccontare — tra le righe — la genesi del libriccino sono invece i numeri: 32 pagine, 41 immagini, 8 giovani grafici, 6 progetti, 1 studio grafico, 1 testo, 2 progettisti, 1 progetto grafico, 1 fotolitista, 1 tipografia, 600 copie, 1 cartiera.
Spiega Rizzotti: «Non avevamo fondi e, se volevamo farcelo sponsorizzare da tipografie e cartiere, dovevamo portare un progetto grafico sostenibile. Perciò, consci di questi paletti, abbiamo deciso di fare un trentaduesimo 168x240mm, in maniera tale che un copia fosse stampabile su un foglio macchina 70x100cm senza alcun tipo di sprechi. A quel punto chiedere 600 fogli per 600 copie alla Fedrigoni non è stato poi un grosso problema. Nemmeno far stampare alle Grafiche Veneziane, rilegando a punto metallico. Forti delle nostre risorse, di un impaginato modesto ma che faceva risaltare i progetti e le persone, abbiamo ricevuto l’aiuto anche della CD cromo, fotolito storica di Milano, di Louis De Belle, fotografo di progetti grafici, oltre a quella di Atto, lo studio milanese che ha scritto il testo di copertina».

Pittogramma 00, ottobre 2020 (foto: Louis De Belle | courtesy: Pittogramma)

Frutto di un impegno plurale di persone e aziende che hanno sposato l’idea, Pittogramma viene distribuito gratuitamente — parte delle copie è arrivata a più di 100 studi grafici e un cinquantina tra librerie e spazi indipendenti («Il piano prendeva di spedire delle copie anche a 35 scuole di grafica e design ma il covid non lo ha reso possibile», precisa Rizzotti).
Ma il numero zero si può anche ordinare online, con offerta libera.

Pittogramma 00, ottobre 2020 (foto: Louis De Belle | courtesy: Pittogramma)

Nel frattempo la redazione del magazine sta già pensando al secondo numero. Il tema sarà la progettazione di caratteri tipografici e da poco è stata lanciata la call (deadline: 10 gennaio 2021), con l’intento di raccogliere alcuni tra i più interessanti font inediti, che verranno selezionati da due affermati professionisti come Alessio D’Ellena e Michele Patanè, mentre del testo di copertina si occuperà la prestigiosa fonderia digitale CAST e i font utilizzati per i testi saranno donati da Collletttivo (anche questo un progetto di cui abbiamo già parlato su Frizzifrizzi).

Di nuovo: un impegno plurale e corale che dimostra coi fatti quanto Rizzotti mi ha raccontato a parole, e cioè che «Pittogramma non è solo una pubblicazione ma bensì un luogo immaginario dove tante realtà si ritrovano e condividono dei pensieri per cercare di migliorare il futuro di questo mestiere».

Pittogramma 00, ottobre 2020 (foto: Louis De Belle | courtesy: Pittogramma)
Pittogramma 00, ottobre 2020 (foto: Louis De Belle | courtesy: Pittogramma)
Pittogramma 00, ottobre 2020 (foto: Louis De Belle | courtesy: Pittogramma)
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